È un giorno importante per “i liberi pensatori” e per i cittadini semplici.
È il giorno in cui la legge italiana ha dimostrato che la giustizia esiste e non è un ideale utopico nel quale non vale la pena di credere.
È il giorno in cui lo scrittore Erri De Luca è stato assolto a Torino dall’accusa di istigazione a delinquere per aver invitato a sabotare la Tav «perché il fatto non sussiste».
La sentenza è stata accolta dagli applausi dei numerosi No Tav presenti in tribunale a Torino. La procura aveva chiesto una condanna a 8 mesi. «Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua», aveva detto oggi De Luca nelle dichiarazioni spontanee rilasciate in tribunale, a Torino, al processo che lo vedeva imputato.
«Anche se non fossi io lo scrittore incriminato – ha aggiunto De Luca – sarei comunque qui dove si sta compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie». Lo scrittore ha quindi detto di sentirsi «parte lesa» nei confronti «di ogni volontà di censura e sono in quest’aula per sapere se il capo d’accusa invaliderà l’articolo 21 della Costituzione».
«Ciò che è costituzionale – ha proseguito – si decide e difende in luoghi pubblici come questo, come le scuole, le prigioni, i luoghi di lavoro, le frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Si decide al piano terra della società». «Sono disposto a subire la condanna penale – ha aggiunto De Luca – ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana. Si incrimina il sostegno verbale a un’azione simbolica».
«Mi pare che ci stiamo abituando a una deriva, a una perdita di consistenza civile, ma forse quest’aula è un punto di resistenza», ha detto ancora De Luca. «Forse oggi – ha proseguito – mi accorgerò di abitare in un paese nuovo. Sono curioso di sapere cosa succederà considero questa aula un avamposto affacciato sul nostro immediato futuro».
Una sentenza che consegna una duplice consapevolezza al popolo, agli scrittori: non può e non deve essere intaccata la libertà d’espressione, per nessuna ragione al mondo.
Un monito, secco e perentorio, che lancia un segnale inequivocabile ai piani alti: intimorire la popolazione mediante atti esplicitamente volti ad esercitare una forte sudditanza psicologica, volti proprio a svilire e ridimensionare il libero pensiero di un individuo o di una collettività.
È un giorno importante per un Paese che ha saputo di dimostrare di possedere un’anima, un’identità e un orgoglio da riscattare. Nonostante tutto.