Lungimirante, essenziale, acuto, impeccabile, onesto ed esplicativo: la descrizione fornita dal professor Bellavista, alias Luciano De Crescenzo, in una delle scene del film diventato un autentico cult “Così parlò Bellavista” personifica un’autentica istantanea capace di fornire un ritratto ben definito e concreto della criminalità organizzata.
Una definizione che a dispetto del trentennio trascorso, trova nella realtà contemporanea un ancor viva rispondenza.
Erano gli anni ’80 quando sulla bottega della figlia e del genero del professore di filosofia ormai in pensione troneggia lo spettro del pizzo. La camorra, la zona contesa tra i clan rivali, il racket, le estorsioni ai commercianti e nel mezzo le vite di chi, onestamente, varrebbe guadagnarsi da vivere. Ci prova, resiste, combatte, si crogiola nell’oblio fitto di paure e pensieri contrastanti.
Una triste, ma sincera proiezione della realtà convertita in semplici, ma eloquenti parole che tutt’oggi ricoprono un autorevole senso.