L’attenzione dei media, negli ultimi giorni, si è riversata principalmente sul quartiere Ponticelli, per effetto dell’” agguato di lusso” consumatosi ai danni di Nunzia D’Amico, reggente dell’omonimo clan.
Tuttavia, nel cuore del centro storico cittadino, continua dominare la scena la faida di camorra che contrappone la “paranza dei bimbi”, capeggiata dal super-latitante Lino Sibillo, alla “paranza dei capelloni” sensibilmente rimaneggiata dopo il recente blitz delle forze dell’ordine volto a scardinare proprio il clan Buonerba.
Via Oronzio Costa: una lingua d’asfalto assai rovente in quanto animata dal susseguirsi di sanguinarie vicende, in primis, è proprio lì che si è consumato, lo scorso 2 luglio, l’omicidio di Emanuele Sibillo, l’evento che ha ufficialmente sancito il punto di non ritorno tra i due clan rivali, dando il via alla cruenta faida che tiene banco ormai da mesi. Lì, in uno dei tanti vicoli che si susseguono nella zona di Forcella, a due passi da Castel Capuano, è collocata la roccaforte del clan Buonerba.
In seguito ai 12 arresti che hanno amputato il clan, le piazze di droga gestite dai Buonerba in via Oronzio Costa sono state chiuse. Niente più spaccio. Almeno per il momento.
A troneggiare con perentoria autorità tra i vicoli di Forcella, in particolar modo in queste ore di “attesa” – in vista della prossima mossa che l’uno piuttosto che l’altro clan metterà a segno- sono le suggestioni e le “leggende” legate a Lino Sibillo.
Dal susseguirsi di quelle voci che sostengono che il giovane boss a capo della “paranza dei bimbi” si muova “sottoterra” servendosi della rete fognaria e del complice supporto di uno dei componenti della “Banda del buco” fino agli sporadici periodi di latitanza trascorsi a Ponticelli, proprio in quel Rione Conocal – dove era stato fornito supporto analogo anche a suo fratello Emanuele – e che personifica il regno del potere del clan D’Amico.
Inoltre, si torna a parlare di quella “lista nera” stilata dalla paranza dei baby-camorristi di Forcella: una lista contenente i nomi degli obiettivi da eliminare, riconducibili a giovani legati al clan Mazzarella, acerrimi nemici dei Sibillo-Giuliano. Alcuni di loro si sarebbero già allontanati dai quartieri in cui risiedono proprio per sottrarsi al pericolo di ritorsioni, raid e agguati.
La notizia più suggestiva che, tuttavia, è emersa in queste ore è quella secondo la quale gli agenti del commissariato Vicaria-Mercato ha trasmesso in Questura una informativa dettagliata su ciò che avvenne all’indomani dei gravi incidenti avvenuti sugli spalti della Curva A del San Paolo in occasione della partita Napoli-Sampdoria: in quella circostanza, allo stadio si fronteggiarono due gruppi Ultrà – quello del Rione Sanità e quello dei Mastiffs – dando luogo ad una rissa sfociata in un accoltellamento.
Uno scontro generato proprio dalla faida di camorra che infervora il centro storico cittadino e che contrappone le due fazioni camorristiche facenti parte anche di due differenti gruppi del tifo organizzato: il gruppo criminale dei Sequino (Sanità) e i tifosi di Forcella (i Mastiffs), i primi avrebbero imposto ai secondi di lasciare lo stadio e dal rifiuto ad adempiere a quel monito, avrebbe avuto luogo il parapiglia.
Lo scorso 2 settembre, all’indomani di quell’inedito episodio che animò la curva A del San Paolo, per valutare le contromosse da attuare, venne organizzata una riunione tra soggetti legati al clan Sibillo-Giuliano.
L’incontro si tenne in un appartamento al secondo piano nel cuore del Borgo Sant’Antonio Abate, zona sotto il controllo dei Sibillo e vi prese parte anche Gennaro De Tommaso, detto “Genny a’ carogna”, l’ultras dei Mastiffs balzato agli onori della cronaca nell’ambito della celeberrima “trattativa” avvenuta sugli spalti dello Stadio Olimpico di Roma, in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, disputatasi in seguito agli scontri avvenuti all’esterno dello stesso stadio prima della gara e che portarono al ferimento rivelatosi poi mortale, del tifoso napoletano Ciro Esposito.
Terminato il summit, la polizia intercettò 12 giovani appena scesi in strada, quasi tutti pregiudicati, a loro carico, tuttavia, non si configurava alcun reato, quindi non si procedette ad alcun fermo né denuncia. In quella circostanza, però, alla vista della polizia due persone fuggirono, riuscendo a far perdere le loro tracce. I due sarebbero il superlatitante Pasquale Sibillo, attuale reggente del clan e un diciassettenne considerato tra i più pericolosi componenti della “paranza dei bimbi”.
Tra realtà e suggestione, la latitanza di Lino Sibillo prosegue.