20 anni compiuti il 25 maggio scorso, un sorriso solare e contagioso dal quale trapela tutta l’incontenibile voglia di vivere di Valentina, una vita giunta al tramonto nel bel mezzo degli anni più spensierati e gioiosi.
Una vita fatta di momenti semplici, genuini, giocosi, felici, trascorsi soprattutto in compagnia degli amici, quelli che adesso piangono la prematura scomparsa di quella giovane e raggiante ragazza, morta in un terribile incidente stradale a Monte di Procida.
Tanti, tantissimi i messaggi che gli amici di Valentina Schiano continuano a scrivere sulla sua bacheca, insieme alle foto che raccontano la ragazza che era: il lavoro da barista al centro commerciale di Quarto, le serate trascorse con gli amici, i sorrisi, smaglianti, vivi, felici di quel fiume in piena di vitalità e solarità che gli amici faticano a relegare nell’album dei ricordi più tristi e dolorosi.
Quel giorno, in quella Toyota Yaris guidata da Valentina, c’era anche Annabella Di Meo, sua amica e collega di lavoro, miracolosamente scampata alla morte. Le condizioni di Annabella sono tuttora critiche, ma stabili: lo schiacciamento dei polmoni non ha ostruito la respirazione che avviene autonomamente, mentre l’ematoma formatosi ha costretto i medici ad effettuarle un drenaggio per favorirne l’assorbimento. Critiche anche le condizioni del fegato che ha subito un grave schiacciamento, non destano particolare allarmismo, invece, le fratture riportate in diversi punti. Annabella dovrà rimanere sotto stretta osservazione all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, ma è ancora viva.
Sarà un percorso lungo quello che Annabella dovrà affrontare, soprattutto dal punto di vista psicologico. Non ha mi perso la lucidità e ricorda ogni singolo istante di quei concitati e terribili momenti, dall’uscita di strada fino alla caduta nel burrone. Dovrà imparare a convivere con quei ricordi che le consegnano la lucida consapevolezza di aver visto morire davanti ai suoi occhi l’amica Valentina. Contrariamente a quanto spesso accade in situazioni simili, Annabella non ha rimosso neanche il più trascurabile dettaglio dalla sua mente, legato a quel banale viaggio in auto che nel giro di pochi attimi ha saputo tramutarsi nel più feroce degli incubi.
Un incidente imputabile al cattivo binomio tra la velocità sostenuta della vettura e la conformazione della strada percorsa: via panoramica a Monte di Procida. A determinare l’uscita di strada dell’auto non è un ostacolo improvviso da evitare, ma una velocità del tutto inadatta per quel tratto di strada. A rendere l’auto oramai ingovernabile, inoltre, anche l’impatto con un massetto che avrebbe provocato il «decollo» della vettura comportando la perdita di aderenza delle ruote con il suolo.
Una dinamica che getta taniche di disperata rabbia su quella morte, troppo dura da accettare per la madre della giovane che non sa farsene una ragione. Straziata dal dolore, la donna non può fare a meno di pensare al contenuto di quell’ultima telefonata avvenuta poco prima del tragico incidente: «Mi raccomando, non correre con la macchina. Potrebbe accaderti qualcosa di brutto, rimanere paralizzata o anche cieca».
Aveva premurosamente raccomandato alla sua Valentina.
“Mamma, se devo morire è destino, può succedere anche in un incidente stradale”: con queste parole la giovane replicò a quell’amorevole preghiera, noncurante del destino al quale stava andando incontro. Parole che, oggi, assumono il doloroso valore dell’inconsapevole premonizione.