La camorra, oggi, ha ufficialmente rotto il clima di calma apparente che si era insediato a Ponticelli da diverse settimane.
È trascorso un mese, infatti, dall’ultimo omicidio maturato nel quartiere della periferia est di Napoli: era il 6 settembre scorso quando fu giustiziato il 30enne Antonio Simonetti.
Non si sparava, né in aria per rivendicare presenza ed egemonia e, al contempo, disseminare terrore e rispettabilità, né a bersagli umani per regolare conti o prevalere con il sanguinoso supporto delle armi, sul clan rivale.
De Micco e D’amico, “Bodo” e “Fravulella”: i due esponenti dei rispettivi clan che impongono ai loro affiliati di professare servilismo e fedeltà, mediante l’applicazione di un segno indelebile sulla pelle. Un tatuaggio che per l’appunto ricalca in bella mostra i soprannomi dei due giovani ed osannati boss.
Le scritte “Bodo” o “Fravulella” adornate da proiettili, piuttosto che pistole, impazzano tra i ragazzi del quartiere e, al contempo, rimarcano quel senso d’appartenenza che fa di quei giovani brandelli di carne dei soldati pronti a tutto per salvaguardare e risollevare le sorti del clan.
Due giovani vissuti e percepiti come due idoli dai giovanissimi: più idolatrati di Higuaín, più emulati di Genny Savastano e Salvatore Conte, perché “Bodo” e “Fravulella” la loro fortuna e il loro potere lo hanno conquistato e costruito lungo quelle strade segnate da marciapiedi sbriciolati e palazzoni grigi e sommersi, in quella stessa Ponticelli, in un quartiere storicamente segnato da diversi intrecci camorristici, ma che non ha mai saputo conquistare “il fulcro del potere” come sta accadendo, invece, ora, sotto l’egemonia dei De Micco e dei D’Amico.
Da più parti e per diverse ragioni, Ponticelli viene definita “la nuova Scampia” e le “nuove vele” vengono collocate lì, in quel chiacchierato e temuto Rione Conocal.
La sparatoria odierna si è consumata proprio lì: nel parco Conocal di Ponticelli.
La vittima dell’agguato è “un nome di cartello”: Nunzia D’Amico, sorella dei boss Giuseppe e Antonio D’Amico, colpita da più proiettili proprio all’uscita del portone della palazzina dove abitava in un appartamento del primo piano, in via Flauto Magico.
La donna era stata accusata di associazione per delinquere di stampo camorristico e negli ultimi mesi aveva assunto un ruolo cruciale nell’organizzazione, decimata dai 60 arresti messi a segno lo scorso marzo. Trasportata a Villa Betania, la donna è deceduta poco dopo l’arrivo in ospedale. Pochi minuti dopo il ferimento della donna, Ciro Gioia, un pregiudicato di 40 anni, è stato raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco, sempre nel quartiere Ponticelli. L’uomo si è fatto medicare all’ospedale Loreto Mare.
Gli inquirenti indagano per ricercare possibili collegamenti tra i due episodi.
E la gente?
La pioggia che con fare insistente incalza da ore, concede un facile alibi all’omertà.
“Stavo facendo i servizi, tenevo lo stereo accesso a tutto volume, non ho sentito niente…”
“Pensavo fossero dei tuoni, non ho immaginato che qualcuno stesse sparando, non ho visto niente…”
“Voi lo sapete com’è… quando piove è meglio che non ci si affaccia alla finestra… Si rischia di rimanere folgorati da qualche lampo…”
Nessuno se lo spiega perché l’hanno uccisa, perché non appena l’anima si solleva dal corpo per abbracciare l’eterno riposo, le circostanze esigono che prenda forma la commiserevole e struggente commemorazione che ripulisce quel corpo da tutte le colpe terrene.
Ci penserà la pioggia a ripulire le tracce di sangue.
La paura no, quella vene rimarcata dall’incalzare dei tuoni e dalla consapevolezza che un omicidio di tale portata spalanca le porte a una nuova e temibile faida.