Nonostante siano trascorse più di 48 ore dalla rapina che ha decretato la morte dei due rapinatori per mano del commerciante ai danni del quale avevano messo a segno il colpo, nel parcheggio di un supermarket ad Ercolano, regnano ancora sconcerto, allarmismo ed apprensione lungo le strade dell’hinterland vesuviano.
Il gioielliere che ha aperto il fuoco servendosi di un’arma detenuta legalmente è indagato per eccesso di legittima difesa e questo frastorna l’opinione pubblica, per effetto dell’escalation di episodi di violenza e criminalità che scandiscono la quotidianità della gente comune.
Un pericolo effettivo, tangibile, reale, confermato non solo dalla cronaca recente, ma da episodi analoghi che hanno decretato la morte di persone innocenti.
Accadeva poco più di un anno fa, tra le mura del confinante comune di Portici: un tentativo di rapina ai danni di un’altra persona costò la vita a Mariano Bottari, il pensionato 75enne freddato sotto casa, in via Scalea 28.
Un imprenditore in sella ad uno scooter inseguito, da due persone in sella ad un altro scooter e probabilmente intenzionati a rapinarlo dell’incasso dei distributori di benzina che aveva appena prelevato. Nel corso dell’inseguimento sono stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco, uno di questi ha colpito a morte Mariano Bottari, uscito di casa per fare la spesa. Solo per fare la spesa.
Le testimonianze raccolte nel corso degli attimi immediatamente successivi all’omicidio, avevano fin da subito ricostruito la dinamica dei fatti: Bottari stava rincasando, dopo aver sbrigato alcune commissioni ed è stato raggiunto da un colpo di pistola esploso durante un inseguimento tra due scooter. Dal mezzo che inseguiva, con due persone a bordo, si era levato il grido “ti devo uccidere”, seguito da uno o più colpi di arma da fuoco. Il pensionato, colpito in pieno volto, è stramazzato al suolo e non si è mai più rialzato.
A distanza di più di un anno da quella morte innocente, nulla è cambiato: questo è quanto decreta la cronaca contemporanea.
«A rischiare veramente la vita sono le persone perbene».
Parole piene di rabbia e dolore quelle rilasciate a “Il Mattino” da Silvana, la figlia di Mariano Bottari: “non si può certo dire che una persona perbene scende di casa per andare a commettere una rapina. Sarebbe singolare, anche solo per un attimo, riuscire seriamente a pensare davvero il contrario. Il commerciante ha usato un’arma? Era autorizzato a tenerla, e ha agito come ha meglio creduto in quel momento”.
In merito all’episodio avvenuto ad Ercolano, la donna ha dichiarato: «Si tratta di tutt’altra storia rispetto a quanto successe a mio padre: questa persona era autorizzata a detenere l’arma ed ha agito come ha meglio creduto in quel momento. Sicuramente quello che ha accaduto desta sensazioni contrastanti: d’altronde non fa mai piacere sapere che qualcuno ha perso la vita. Ma esiste o no la legittima difesa? È probabilmente quanto il commerciante ha praticamente messo in atto, sentendosi aggredito. I rapinatori, ieri mattina, hanno perso la vita: da un lato mi sentirei di dire che siamo tutti esseri umani ed è difficile dare un giudizio. Forse per la verità non spetta neppure a noi. Dall’altro, erano lì con delle precise intenzioni, non di certo quello che si direbbero animare persone perbene e che in una società civile e onesta vogliano recare un contributo in positivo».
Una morte, quella del pensionato trucidato mentre rincasava dopo aver compiuto una mansione confacente alla vita ordinaria, che attende ancora giustizia: «Non è vero che mio padre si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato. Era un uomo che stava al posto giusto al momento giusto: viveva la sua vita. Al posto sbagliato nel momento sbagliato erano le persone che lo hanno ucciso. Al posto sbagliato al momento sbagliato sono tutti quelli che di casa escono per compiere barbarie, per rubare vita umana».