La rapina sfociata in un duplice omicidio quest’oggi ad Ercolano, presenta gli sfrontati tratti della vicenda di cronaca che lascia emergere due temi capaci di dividere l’opinione pubblica ed intavolare dibattiti animati. Ma, soprattutto, fornisce un profilo assai marcato della coscienza sociale contemporanea. Confusionaria, assai confusionaria, in cui la linea di confine tra ciò che giusto e sbagliato, sovente, si diverte ad invertire direzione e senso per sovvertire le certezze e traghettare le anime verso stati d’animo sempre più controversi.
Due banditi che mettono a segno una rapina, da un lato.
Un commerciante che, dopo aver subito la rapina, gli spara, uccidendoli.
I familiari accordi sul luogo dell’omicidio che lanciano accuse pesanti contro il commerciante.
Per il gioielliere che detiene legalmente l’arma con la quale ha sparato, da quel momento, si stanno consumando ore di inaspettato tormento che potrebbero introdurre guai ben più seri, dato che è attualmente indagato per eccesso di legittima difesa.
L’uomo ha subito la rapina dopo aver prelevato 5.000 euro e questo i due rapinatori lo sapevano bene. Non si è trattato, infatti, di una rapina casuale. I due hanno seguito l’uomo ed hanno scelto il momento più propizio per agire. Il gioielliere, dal suo canto, ha spiegato agli inquirenti durante l’interrogatorio di non aver sparato per i soldi, ma per il fatto che, vedendosi puntare la pistola in faccia, ha temuto per la sua vita.
Un tema, quello della legittima difesa applicata a vicende analoghe, che si presenta puntualmente capace di dividere e scuotere l’opinione pubblica.
I due rapinatori rimasti uccisi, Bruno Petrone, 53 anni, residente a Secondigliano e Luigi Tedeschi, 51 anni, residente alla Sanità, avevano entrambi precedenti penali specifici. I due avevano minacciato il commerciante intimandogli di consegnare il denaro utilizzando una pistola-giocattolo. L’arma era priva del tappo rosso. Addosso ad uno dei due sono stati trovati 5 mila euro, il denaro sottratto al commerciante di preziosi, che lo aveva prelevato poco prima nell’agenzia del Banco di Napoli di via IV Novembre.
A gettare benzina sul fuoco, giunge la reazione dei parenti delle due vittime che una volta giunti sul luogo dell’omicidio hanno rivolto parole durissime al gioielliere.
«Hai sparato per 5mila euro. Ora te li porterai sulla coscienza. Non dormirai tranquillo.»
Quella forma mentis, ancora una volta, puntualmente avanza, rompendo i di per sé flebili equilibri che si delineano tra le concitate pieghe dell’esasperazione e l’insistente minaccia della morsa criminale.
“Hai sparato per cinquemila euro”: come se quel bottino fosse il frutto del lavoro, onesto e sacrificato, di quel marito, balzato in sella ad uno scooter per mettere a segno una rapina.