Il terremoto, anche solo e semplicemente sotto forma di parola, fa paura.
Palesandosi concretamente, sotto forma di oscillazioni sussultorie, fa ancora più paura.
Ovunque accada, a prescindere da dove accada, se in un altro continente o in un’altra regione, le suggestioni che rievoca il pensiero, l’idea, la consapevolezza che anche qui, all’ombra del Vesuvio, la terra può tremare, ancora e ancora in quel rovinoso modo, allarma e spaventa.
Non può essere diversamente. Uno stato emotivo enfatizzato all’ennesima potenza stamani, per effetto di diverse e lievi scosse di terremoto registrate dalla popolazione nel puteolano e nei quartieri dell’area flegrea. In molti per precauzione sono usciti da case e uffici.
La gente che si riversa in strada, animata da una consapevolezza che cresce in maniera direttamente proporzionale alla solerzia dei passi. Ed è quella consapevolezza tramortita dall’impotenza a ricordare, tutto ad un tratto, quanto la vita sia fugace ed incontrollabile.
Pochi attimi, poche scosse, possono cambiare tutto. Irreversibilmente.
E questo fa paura. Il terremoto fa paura.
Gli esperti tranquillizzano la cittadinanza affermando che si tratta di scosse lievi, causate da un bradisismo fisiologico. Niente di preoccupante anche se erano 4 anni che questo tipo di fenomeno era scomparso.
“Un risveglio” al quale è impossibile attribuire un valore, un senso e soprattutto un perché.
Forse, mamma Partenope ha voluto semplicemente infliggere una modesta strigliata ai suoi figli per richiamarli all’ordine, per ricordargli quanto sia imperdonabile concedersi il lusso di perdere di vista le cose importanti, realmente importanti.