Il blitz messo a segno dalla Polizia di Stato, stamani, nel quartiere San Giovanni a Teduccio, ha consegnato alla giustizia un pezzo grosso: il 39enne Salvatore Donadeo, detto “’o puzzolente”, considerato il reggente del clan Mazzarella, una delle pedine più autorevoli nell’ambito della fitta trama imbastita dalla camorra, capace di estendere la propria egemonia su un territorio alquanto vasto e su innumerevoli attività illecite. Donadeo, è stato arrestato in piazza San Giovanni Battista, nel quartiere della periferia est di Napoli in cui è collocata la base del clan al vertice del quale è stato collocato.
Aveva addosso un giubbotto antiproiettile e stringeva tra le mani una pistola, con la quale tentava di minacciare il residente di un condominio: questa la scena al cospetto della quale si sono ritrovate le forze dell’ordine. Una cattura scattata dopo che, lungo il corso San Giovanni i poliziotti hanno notato due scooter con a bordo i soli conducenti, i due viaggiavano affiancati e colloquiavano tra loro; gli agenti hanno riconosciuto, sebbene parzialmente camuffato da un casco semintegrale ed occhiali da sole, Salvatore Donadeo. A quel punto gli agenti hanno invertito il senso di marcia; giunti in piazza San Giovanni Battista il pregiudicato si è fermato sotto uno stabile e, dopo avere estratto la pistola, ha intimato ad alta voce ad uno dei residenti di affacciarsi. L’uomo a bordo dell’altro ciclomotore appena riconosciuti i polizotti è riuscito a far perdere le sue tracce, ma è attualmente ricercato. La pistola recuperata è una Beretta calibro 9×21, completa di caricatore contenente 15 cartucce. Era stata rubata ad Arzano nel dicembre 2013. Il motociclo un Honda SH 300 è stato sottoposto a sequestro penale. L’uomo è stato arrestato ed accompagnato presso il Centro Penitenziario di Secondigliano. Deve rispondere di porto e detenzione illegale di arma da fuoco e minacce con l’aggravante del metodo mafioso.
La carriera criminale di Donadeo inizia ufficialmente negli anni ’90, almeno a quell’epoca risalgono le prime notizie a lui riconducibili.
Figurava, infatti, anche lui tra le otto persone, ritenute responsabili di estorsione ed usura aggravati dal metodo mafioso appartenenti al clan dei Pagano-Ferone, costola degli Scissionisti del clan Di Lauro, attivi a Casavatore, e del clan Reale, attivo nel quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio, ai danni di un impresario musicale, costretto a cedere quote della propria società ed a pagare 200mila euro in contanti, ed un grossista di libri, costretto a cedere la propria azienda del valore di un milione e mezzo di euro.
Gli inquirenti, durante le intercettazioni che hanno incastrato gli strozzini, hanno potuto chiaramente ascoltare le minacce, intervallate dall’epiteto “fratello mio…”; intercettate anche le telefonate di un uomo che, stretto nella morsa dell’usura, parlando con la madre minaccia di togliersi la vita.
Intercettate dagli inquirenti anche diverse minacce degli strozzini. In una telefonata con l’impresario Alberto Costa è proprio Donadeo affermare quanto segue: “Vuoi vedere che se oggi vado dai compagni miei ad Afragola, devono morire i miei figli, io lo studio dalla sera alla mattina te lo faccio chiudere. Adesso dice che ti sei messo socio con quest’altro scemo, come si chiama? Nico Desideri (un neomelodico napoletano) … non lo faccio cantare più”.
L’ascesa di Donando nell’ambito dell’organizzazione criminale è stata sottolineata anche dai due raid messi a segno contro la sua abitazione.
Una pioggia di fuoco contro casa sua in pieno centro a San Giovanni a Teduccio davanti a decine di presone impietrite nel bel mezzo del pomeriggio.
Un raid a scopo intimidatorio. Quattro persone a bordo di due moto potenti e con il viso coperto da casco integrale esplodono una raffica di colpi contro l’abitazione di Donadeo nel settembre del 2014. Gli agenti hanno rinvenuto subito bossoli in via Alveo Artificiale, a largo Tartarone e e lungo corso San Giovanni a Teduccio, dove abita un ex affiliato al clan Mazzarella. Proseguendo nei controlli, nel cortile del palazzo, i poliziotti hanno trovato un fucile mitragliatore kalashnikov e una trentina di colpi, calibro 9, in dotazione a una pistola. Quello, però, non fu un caso isolato.
Contro la sua abitazione, la notte del 4 luglio dello stesso anno, si verificò un’analoga azione intimidatoria: un ‘gruppo di fuoco’ esplose 5 colpi di pistola che danneggiarono alcune finestre dell’appartamento.