La storia d’amore di Nunzio e Vincenza, terminata con il brutale omicidio di quest’ultima proprio per mano dell’uomo, ha avuto inizio cinque anni fa.
Reduci entrambi da precedenti matrimoni, entrambi con un figlio, i due iniziano una relazione nel 2010 e vanno a vivere in un appartamento preso in affitto a Terzigno.
Un rapporto segnato e scandito, fin da subito, da litigi e gelosie. Lui, autotrasportatore di professione per una ditta di Terzigno è spesso fuori regione per lavoro.
Nunzio è geloso, in un modo ossessivo, sempre più ossessivo. Un sentimento malsano che offusca la ragione e fomenta azioni sempre più scriteriate, pericolose e temute dalla donna.
Lei lo denuncia quasi subito per stalking. È il 2012 quando la Procura di Nola apre un fascicolo che verrà archiviato due anni dopo, anche perché Enza ci ripensa: ritira la querela e torna insieme a Nunzio.
Una decisione incomprensibile con il senno di poi, per chi la recepisce con il raziocinante distacco emotivo, insito nel ruolo dello spettatore passivo, ma per Nunzia era diverso. La donna viveva la classica e tormentata indecisione dettata da chi si ritrova a ricoprire una posizione conflittuale tra la vita che avrebbe voluto, insieme a quell’uomo e quella che era costretta a subire, per merito di quell’uomo. Nunzia, probabilmente, voleva credere che la forza di quel sentimento che li legava potesse sistemare tutto, consentendogli di superare quel burrascoso vortice di gelosie, violenza e paura.
I due non tornano a vivere nell’appartamento preso in affitto a Terzigno, ma nell’abitazione di lui. Cambia la location, ma non la natura del rapporto. La storia procede per qualche mese ancora, poi viene di nuovo troncata: Enza lascia quella casa e si trasferisce in un appartamento dei genitori in via Diaz a Terzigno.
La mamma Giovanna Gifuni e il padre Stefano Avino, con il figlio Francesco, abitano al piano di sotto. Lei si sente protetta, ma Nunzio non ci sta. Cominciano a beccarsi anche attraverso Facebook, lui vorrebbe convincerla a tornare insieme a lui. È così che dal marzo del 2015, l’uomo avvia una persecuzione serrata, scandita da raffiche di episodi, poi denunciati ai carabinieri. Nunzio ripercorre fedelmente la solita, classica e peculiare trafila confacente ai casi di stalking.
Il telefono di Enza, oggi giorno, viene tempestato di messaggi da parte di Nunzio. Un braccio di ferro virtuale a suon di botta e risposta: lui cerca di spingerla a tornare, lei gli risponde stroncando ogni speranza. Iniziano così gli appostamenti sotto la casa di Enza e fuori l’istituto scolastico «Isis Einaudi» di San Giuseppe Vesuviano, dove lei frequenta un corso serale. Lo ricorda il professore Carmine Giordano, che racconterà ai carabinieri di essere intervenuto, alla fine di marzo 2015, per allontanare un uomo «dall’apparente età di 35 anni», che era entrato nell’istituto ed era vicino ad un’allieva apparsa «molto scossa e agitata». Lo conferma un’altra docente, Anna Concetta Catapano, che parla di quell’uomo che strattona l’allieva, cercando di impedirle di entrare. Poi, la preside Autilia Archetti spiega che le era stata segnalata la presenza di un estraneo fuori la scuola, che suonava con insistenza il clacson dell’auto per entrare. Insomma, è un’ossessione che, il primo maggio scorso, si traduce in un’irruzione nella casa di lei.
Enza se lo trova nel suo appartamento al terzo piano, le dice: «Ho bevuto, non chiamare i carabinieri, sono ubriaco, devi tornare con me, devi venire con me, ti amo». Poi, l’afferra per il collo, la trascina verso il balcone e minaccia di buttarsi giù dicendo: «Dobbiamo morire tutti e due».
A mente lucida ha cambiato idea, Nunzio. Solo Enza doveva morire e lo scorso 15 settembre ha messo a segno il suo piano. L’ha seguita in auto, non appena la donna è scesa dalla vettura è stata raggiunta da una mitragliata di colpi di pistola.
È morta così Nunzia: freddata da una pioggia di proiettili, generati dalla mano di un uomo che le ha dimostrato il suo amore togliendole la vita.