Folklore, passione, partecipazione, spirito di sacrificio, competizione, agonismo, rivalità: questo e molto altro anima e condisce la giornata che conclude e suggella la festa dei gigli di Barra.
Un cerimoniale che si apre ufficialmente il 31 agosto con il cosiddetto “capodanno barrese”: la gente si riversa in piazza per festeggiare il sopraggiungere della mezzanotte e quindi, a suon di brindisi a base di champagne, dare il benvenuto a settembre, il mese in cui, per l’appunto, tra le strade del quartiere ubicato nella periferia est di Napoli, a tenere banco è la partecipata tradizione che contraddistingue una festa secolare.
I gigli, con tutti gli stereotipi, le etichette e le fatiche che le imponenti strutture in legno si portano dietro, sono chiamati a sfilare lungo le strade di Barra, nel rigido rispetto di modalità e tempistiche imposte proprio dalla tradizione.
Le strade sono popolate da luminarie, canti, balli, concerti neomelodici, per tutto il mese di settembre, fino a giungere alla “festa regina” che si snocciola lungo l’intera giornata dell’ultima domenica di settembre. Esattamente com’è avvenuto domenica scorsa, 27 settembre.
Una festa, ma soprattutto una sfida fortemente sentita da tutte le paranze che vi partecipano, anche se non è più istituita ormai da diverso tempo la giuria che decreta una paranza vincitrice, la tradizione impone che queste ore, ovvero, quelle che seguono “la grande sfida” che ha animato la festa di domenica, siano contraddistinte da sfottò, provocazioni, autocelebrazioni, frecciatine e – nel doveroso rispetto delle mode imposte dalla tecnologia – post pubblicati sui social, con tanto di foto e video che immortalano le gesta dei conclamati “eroi della festa”.
La rinomata ed amatissima paranza “Insuperabile” continua a dominare la scena, ancora e sempre.
Il giglio trainato dalla paranza rossoblu, infatti, è finito al centro di una fitta polemica che nel corso di queste ore seguita a fomentare gli animi tra le mura del quartiere e tra il popolo di facebook.
Come la tradizione impone, il giglio dell’Insuperabile è entrato nella piazza per compiere i rinomati giri, subito dopo la paranza degli storici nemici della “Mondiale”. Questi ultimi hanno abbandonato la piazza dopo aver compiuto tre giri.
La tradizione della festa vuole che a seconda della “figura” proposta – quindi se il giro viene compiuto a marcia indietro, trasversalmente e soprattutto a passo lento – e del numero di giri compiuti, la paranza assume maggiore prestigio, dando prova di abilità e forza.
“La paranza Insuperabile” ha compiuto tre giri: dopodiché ha preannunciato che il quarto sarebbe stato effettuato per “mettere sopra” – ovvero, per “umiliare” – con esplicito riferimento alla performance degli avversari e che, pertanto, andava compiuto a rilento.
All’indomani della festa, però, ai membri della “Mondiale” non sono sfuggiti i vistosi segni delle strisce che tracciavano il percorso compiuto dalla paranza rossoblu. Da qui hanno avuto luogo le forti accuse rivolte ai nemici, secondo le quali, quelle strisce rappresentano l’insindacabile riprova che la paranza Insuperabile ha trasportato il giglio strisciando, andando incontro ad un’esecuzione più agevolata del percorso ed oltraggiando la regola madre della festa.
Impossibile spiegare le ragioni alla base di tanto accanimento ed ancor più quanto onore e disonore siano in ballo nell’ambito della suddetta disputa.
Il tutto può essere ben sintetizzato da una dichiarazione del presidente della paranza Insuperabile, Giuseppe Ambrosanio: “Questa festa o la ami o la odi”.
E come in tutti i casi in cui non esistono le mezze misure, gli eccessi trovano l’espressione più completa e compiuta.