Questa è la storia del clan camorristico operante nella zona di Sessa Aurunca, una graziosa cittadina non lontana dal confine con il Lazio, stretta tra le colline e il mare. Una storia tutt’altro che dissimile a molte altre il cui tema dominante è la camorra.
Il suddetto clan, agli albori della sua nascita, portava il cognome del suo capo, un cognome molto, troppo comune in Campania: Esposito. Forse per questo gli esponenti famiglia del boss vengono chiamati «Muzzoni», termine dialettale usato forse per alludere a una corporatura tarchiata.
L’esordio dei «Muzzoni» nell’ambito del contesto camorristico campano avviene negli anni Settanta. Inizialmente si erano alleati con il clan della vicina Mondragone, affiliati alla famiglia La Torre, quindi si erano legati al boss Antonio Bardellino.
Durante il conflitto con la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, si erano schierati con il cartello opposto, la Nuova famiglia con il risultato di perdere la propria autonomia e trasformarsi in un gruppo satellite.
Uscito di scena Bardellino, erano confluiti nel clan dei casalesi, guidato da quella sorta di direttorio che faceva capo a Francesco Bidognetti e a Francesco Schiavone, il famigerato «Sandokan».
Un legame che, però, era sottoposto a continue tensioni. I «Muzzoni» e i La Torre non tolleravano i metodi dei casalesi che, d’altro canto, lavoravano in modo sotterraneo per estrometterli dai loro territori, diventati nel frattempo economicamente interessanti. E, infatti, proprio nella zona più ricca e turistica, quel litorale dove si trova Baia Domitia, avevano imposto un loro uomo, quell’Alberto Beneduce il cui omicidio avrebbe scatenato una lunga guerra intestina.
I casalesi, secondo un metodo già sperimentato, avevano cercato di mettere i due gruppi locali gli uni contro gli altri per indebolirli. Ma non avevano fatto i conti con Augusto La Torre, giovane erede della famiglia di Mondragone, che freddò Beneduce con la complicità del boss Esposito.
Inizia così un valzer estenuante di alleanze, tradimenti, pentimenti, arresti ed omicidi: ai clan vai bene fino a quando accetti di fare il soldato, ma se dimostri di voler scalare le linee gerarchiche, scattano le gelosie interne e sei morto. Si sintetizza così la storia del “clan dei muzzoni”.
Un clan al quale, durante la serata di ieri, è stata inferta l’ennesima stangata.
Vincenzo Gallo, 50 anni, ritenuto l’attuale reggente del clan «dei muzzoni» è stato arrestato la scorsa notte in un’operazione congiunta di Carabinieri di Caserta e Guardia di Finanza di Formia. L’uomo era latitante dal novembre dello scorso anno. Gallo è stato bloccato intorno alle 22:30 a Sessa Aurunca a bordo di un’auto, sulla quale viaggiava anche la moglie. Ha tentato la fuga, ma è stato raggiunto dopo un breve inseguimento. Gallo era latitante dal 17 novembre per un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli per estorsione aggravata dal metodo mafioso, in concorso con altre cinque persone – di cui tre arrestate lo scorso 14 febbraio – nei confronti di un commerciante Cellole.