Questo è il quesito che incessantemente impazza e rimbalza tra vicoli e periferia di una città vasta e complessa come Napoli, in seguito alla sparatoria che ha coinvolto l’agente Barbato.
“Lo Stato è assente”: replica la maggior parte della popolazione.
“Lo Stato è qui”: sottolinea, verbalmente e fisicamente, il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica, durante il pomeriggio di ieri, si è recato al capezzale dell’agente Barbato, accompagnato dal prefetto Pantalone e dal questore Marino. Ha abbracciato i familiari dell’agente, ha parlato con i medici per sincerarsi delle sue condizioni, ha chiesto delucidazioni sulla dinamica di quel barbaro raid. Mattarella, in queste ore soggiorna a Napoli, in occasione della cerimonia d’inaugurazione dell’anno scolastico che avrà luogo domani, alla quale parteciperà insieme al ministro Giannini, presso l’Ipia di Ponticelli, nel cuore della periferia est di Napoli.
Quella stessa periferia tra le cui pieghe oscure si nascondeva il pregiudicato artefice della mitragliata di colpi d’arma da fuoco che ha compromesso la vita dell’agente, in servizio in abiti civili presso il quartiere Fuorigrotta, dove, insieme ad un collega stava conducendo una delicata indagine antiestorsione.
Si nascondeva a San Giovanni a Teduccio, dallo scorso giovedì notte l’aguzzino dell’agente Barbato. È lì che ha cercato riparo da quelle serrate ricerche partite fin dagli attimi immediatamente successivi alla sparatoria. Si era anche tagliato la barba per cercare di passare inosservato; ciò nonostante gli uomini in divisa sono riusciti a stanarlo e Raffaele Rende è stato consegnato alla giustizia. La sua cattura è avvenuta durante la giornata di ieri.
Tra gli uomini che hanno partecipato alla cattura del pregiudicato c’era anche il collega di Barbato, miracolosamente scampato alla morte lo scorso giovedì sera. Raffaele Rende è stato trovato in un appartamento di corso San Giovanni, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, si trovava a casa di alcuni lontani parenti e non era armato. All’irruzione degli uomini della Mobile ha alzato le mani e ha esclamato: «Rende sono io. Non sparate».
In manette, insieme a Rende, è finita anche la persona che gli dava ospitalità e che adesso deve rispondere di favoreggiamento personale. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha pubblicato su Twitter un post: «Abbiamo catturato il presunto autore del tentato omicidio del nostro poliziotto di Napoli. Ora è in Questura. Stato ancora più forte una volta ancora».
Stato assente. Stato presente. Stato più forte.
Allo Stato occorreva che sotto quella temibile pioggia di spari che da settimane imperversa lungo le strade del crimine del quartiere Fuorigrotta vi finisse la vita di “un servo dello Stato” per decidersi a conclamare lo stato d’emergenza in cui versa la città di Napoli e dedicargli l’importanza e l’attenzione che esige.
Martedì si riunirà il comitato nazionale per la sicurezza. Ad annunciarlo è lo stesso Angelino Alfano: «La rabbia dei poliziotti è anche la rabbia del ministro e di tutte le persone per bene» ha affermato il ministro. Alfano ha anche annunciato che visiterà lunedì il poliziotto ricoverato all’ospedale Loreto Mare di Napoli. «L’unica azione che stiamo intraprendendo – ha aggiunto Alfano – è quella contro quel criminale. Lo prenderemo, lo sbatteremo in galera e pagherà fino all’ultimo giorno di pena. Hanno colpito un uomo che ha impresso la nostra bandiera sul cuore, quello sparo contro il poliziotto è contro la nostra bandiera».