Quanto sta accadendo nel mondo virtuale, per effetto della feroce tragedia che ha sconvolto il mondo reale, ben riassume il clima, concitato e confusionario, che aleggia intorno alla vicenda che ha portato al ferimento dell’agente Nicola Barbato che attualmente versa in condizioni critiche per effetto del proiettile che gli ha perforato la giugulare durante il raid consumatosi intorno alle 20 dello scorso giovedì, nei pressi della stazione della cumana in via Leopardi, a Fuorigrotta.
“In una realtà che sembra andare al contrario, tante sono le domande a cui non riesco a rispondere….mi fermo a riflettere e, avvilita, non trovo via d’uscita. Se un carabiniere, PER LEGITTIMA DIFESA perché stava per essere colpito da un estintore, spara ad un rivoltoso di nome Carlo Giuliani, tutti si mobilitano contro il carabiniere ed osannano il “povero” rivoltoso tanto da dedicargli un’aula in senato. Se al Rione Traiano un poliziotto spara contro un malavitoso e sottolineo malavitoso, che ha forzato un posto di blocco, si organizzano fiaccolate, cerimonie alla memoria e si mette alla gogna il poliziotto…Se un ragazzo non ancora maggiorenne ma già con una fedina penale raccapricciante viene sparato da altri malavitosi, un’intera città si attiva, si mobilita, scende in piazza per urlare il suo dolore. Se ieri un poliziotto, dopo aver fatto per un’intera giornata il suo lavoro, dopo aver prostrato tutto il suo impegno per la difesa e la “libertà” di un commerciante in difficoltà.. è stato sparato da un CRIMINALE ed ora si trova a lottare tra la vita e la morte e né una frase, né una parola né un segnale di vicinanza per lui …..allora mi chiedo DA CHE PARTE STATE???? Non ci lamentiamo, non vi lamentate se l’illegalità la fa da sovrana nella nostra città. Ce lo meritiamo, ve lo meritate!!!! Qui c’è chi rischia la vita ogni istante per il bene altrui… Allora mi chiedo ancora Ma ne vale davvero la pena???? Vale la pena di lottare per il bene e nel bene se poi tanto alla fine viene riconosciuto solo il lato oscuro della medaglia???? Ora mi rivolgo a mio marito che, come quel suo amico poliziotto, rischia la vita la sua vita ogni giorno per salvarla agli altri…e ci crede in quello che fa..nonostante tutto ancora ci crede; e a mia figlia che sta investendo la sua vita nella giustizia ed è convinta di riuscire a cambiare le cose e vi dico questa città non se lo merita…questa gente non se lo merita…questo stato inesistente non merita il vostro impegno…. se proprio volete fare qualcosa apritevi una bancarella e zeppol e panzarott, guadagnate sicuramente di più!!!!”
A scrivere queste parole è la moglie di un poliziotto, una donna come la moglie di Nicola che da più di 24 ore vede la sua felicità appesa a un filo, mentre tiene stretti a sé i suoi figli, un maschio e una femmina.
Uno dei tanti post dai contenuti piuttosto forti, pubblicati nel corso di queste ore su una pagina facebook che sta rivestendo un ruolo cruciale ai fini delle indagini a tappeto, volte a stanare l’altro dei due pregiudicati artefici della sparatoria. Il complice è stato bloccato ieri, mentre proprio stamani, attraverso un post pubblicato sulla suddetta pagina “Poliziotti noi”, è stata divulgata la notizia della cattura dell’altro pregiudicato, artefice del raid e super-ricercato fin dagli attimi immediatamente successivi al ferimento dell’agente Barbato.
In attesa di conferme ufficiali che convalidino l’attendibilità della notizia, fa specie appurare quante e quali differenti reazioni abbiano accompagnato queste ore di apprensione, per le sorti alle quali andrà incontro la vita di un uomo e di rabbiose ricerche, volte ad assicurare un criminale alla giustizia.
Questa la ragione per la quale gli admin di quella pagina hanno divulgato la foto del ricercato, unitamente alla tipologia di vettura e al numero di targa della stessa auto a bordo della quale, in compagnia della sua compagna, si è dato alla fuga.
“Questo vi meritate…a Napoli non fate niente per proteggere la popolazione…” si legge tra i commenti, mentre qualcuno che chiede se dispongano dell’autorizzazione necessaria per divulgare pubblicamente la suddetta fotografia.
Anche in questa circostanza, quella forma mentis che personifica una delle brutture più vergognose dell’ideologia di questo popolo, non ha saputo fare un passo indietro, palesando in tutta la sua vasta e profonda ampiezza, l’estesa e complessa criticità del “problema” che le forze dell’ordine sono chiamate ad osteggiare.
Tuttavia, va anche sottolineato che seppur sia comprensibile lo stato emotivo in cui sguazza chi è affettivamente legato ad un uomo in divisa, sarebbe opportuno, nel corso di queste ore, non estremizzare, in nessun modo e sotto nessun aspetto, talune posizioni.
Non tutti i ragazzi che vivono e si misurano con realtà difficili devono necessariamente figurare come criminali e non tutti gli uomini in divisa devono essere apostrofati come “eroi”. Infangare la memoria di un defunto è sempre un atto poco edificante, soprattutto quando la giustizia terrena non ha ancora emesso una sentenza che assolva la mano che ha sparato. Accostare la condotta di taluni uomini in divisa a quella di agenti come Nicola, vuol dire mancare di rispetto al potenziale “sacrificio umano” di quest’ultimo.