La festa dei gigli di Barra è la storia di una tradizione secolare, condita da folklore misto ad infinite altre sfumature, tutte da decifrare.
La vita, tra le mura del quartiere ubicato nella periferia est di Napoli, si consuma tutto l’anno nell’attesa di questa festa, densa di suggestione e capace, nel bene e nel male, di coinvolgere migliaia di persone.
“Insuperabile” non è una semplice squadra concepita e strutturata per rispettare una tradizione secolare, ma un autentico fenomeno socio-culturale capace di imprimere suggestioni assai forti nei cuori di quel formicaio umano che segue con partecipato entusiasmo l’evoluzione della festa, oltre che conquistare approvazione e consensi ben oltre le mura del quartiere, vantando follower ed estimatori in tutto il mondo.
Una realtà finita al centro di un fitto calderone mediatico e giudiziario, in virtù di quanto accaduto nel 2012: le forze dell’ordine sequestrarono e distrussero proprio il giglio della paranza “Insuperabile”. I carabinieri di Cercola difatti accertarono che il clan Cuccaro, nelle settimane precedenti alla festa, imponeva ai commercianti il pagamento di tangenti mascherato dall’acquisto di gadget del giglio. In quella circostanza, oltre che nel quartiere napoletano di Barra, le tangenti erano state imposte anche a Cercola, Comune della zona vesuviana fino a poco tempo prima controllato dal clan Sarno. E poi c’è la storia del presunto bacio tra i boss che sanciva la pace tra clan rivali, consumatosi proprio davanti al giglio della stessa paranza ed ancora le suggestioni legate all’utilizzo di testi e musica volti ad inneggiare la camorra e che hanno portato al divieto di avvalersi dell’accompagnamento musicale della colonna sonora de “Il Padrino” che scandiva la famigerata “alzata” del giglio, senza tralasciare le polemiche sorte intorno all’inchino imposto all’imponente struttura, allorquando giungeva al cospetto del balcone del boss.
Per comprendere appieno le emozioni e le ideologie che accompagnano questi giorni, fino alla grande festa che avrà luogo domenica prossima, 27 settembre, abbiamo chiesto al leader, o meglio, “al papà” della paranza “Insuperabile”, Giuseppe Ambrosanio, di raccontare e spiegare sentimenti, intenzioni e preparativi che animano questa tradizione.
Un’eredità pesante quella consegnata a Giuseppe dal padre, leader della paranza “Insuperabile” deceduto 15 anni fa all’età di 60 anni, per effetto di un male incurabile e che sul letto di morte ha chiesto proprio a suo figlio di non lasciar morire quella tradizione nella quale tanta passione ha sempre riversato. Fino alla fine.
“Rispettare questa tradizione per me significa far rivivere mio padre attraverso qualcosa che amava”, spiega Giuseppe, ragione per la quale è l’intera famiglia a partecipare all’evento: dalle figlie, alle nipoti, al fratello che ricopre il ruolo di “speaker”, dettando i comandi alla paranza ed intrattenendo il pubblico, fino alla madre 70enne.
Segnale lampante, secondo Giuseppe, del desiderio di far festa e di non cercare rogne, semplicemente per trascorrere una serata all’insegna del sano divertimento. Questo è il motivo per il quale vieta severamente ai suoi ragazzi di bere anche solo una birra durante lo svolgimento della festa.
“Sotto ad ogni giglio ci vanno 128 persone e ognuna di loro ha un ruolo ben preciso, – spiega Giuseppe – ogni paranza è composta da circa 300-400 persone. La nostra squadra quest’anno conta 360 membri. Ai miei ragazzi cerco d’inculcare l’educazione e il rispetto per gli ospiti e per i paesani e soprattutto cerco di incitarli come meglio posso. Questa è una festa che mescola sacro e profano, perché la competizione è molto sentita. Ogni domenica mattina, ci riuniamo nell’androne del palazzo che accoglie la nostra sede e faccio un discorso per motivare i ragazzi ed è per questo che loro vedono in me un leader e il fatto che riprendono le mie frasi pubblicandole sui social, vuol dire che riesco a lanciargli dei messaggi forti: “il sorriso sulle labbra e la rabbia nel cuore” oppure “se le formiche si mettono d’accordo possono spostare un elefante” sono alcune delle mie chicche più apprezzate dai ragazzi della squadra. Di buono c’è che teniamo i ragazzi impegnati durante tutto l’anno, intrattenendoli all’interno della sede e coinvolgendoli in qualcosa che li tiene lontani da realtà più pericolose. La paranza può essere paragonabile all’esercito: si parte da soldato, ma se si hanno le capacità giuste si riesce a fare carriera. Attualmente la paranza “Insuperabile” conta più di 2500 fans, abbiamo anche un fan club a Torre del Greco. Le fascette e i cd contenenti brani che cantiamo durante la festa andranno a ruba anche nei giorni successivi all’evento.”
Una festa seguita e sentita da una nutrita fetta di popolazione, una delle poche che ancora sottolinea la valenza del lavoro artigianale che rappresenta l’unica fonte dalla quale attingere le lunghe travi di legno che compongono il giglio e che richiedono un lavoro meticoloso che si sviluppa nel corso dell’intero anno.
Come spiegherebbe questa festa a chi non l’ha mai vista?
“Non ci sono aggettivi per spiegarla è una festa di grande impatto quindi o la ami o la odi, ma se te ne innamori, torni ogni anno a vederla.”
In relazione alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto la paranza di cui rappresenta il baluardo più autorevole, Giuseppe precisa: “attualmente, dopo quanto accaduto, “Insuperabile” è un’associazione no profit all’interno della quale figurano persone incensurate. Siamo stati prosciolti da ogni accusa e le nostre attività vengono monitorate dalle forze dell’ordine. C’è anche da dire che se qualcuno viene a chiederci di partecipare ad una festa, rifiutare sarebbe un gesto di scortesia e di certo non possiamo chiedere a costoro se hanno la fedina penale pulita o se sono affiliati a qualche clan. Quest’anno alla festa parteciperanno: una paranza di Nola, due di Casavatore, due di Brusciano, una di Mariglianella e cinque di Barra e questo lascia capire quante persone anche da altri paesi, giungeranno nel nostro quartiere.”
Come si spiega il successo della sua paranza?
“Dal 1948 al 2015, la nostra paranza ha sempre partecipato alla festa, presenziando anche a quella di Nola. La nostra canzone più rappresentativa, scritta da me dopo la morte di mio padre, racconta proprio l’amore che si tramanda da padre in figlio e credo che questo sia un sentimento diffuso e comune, uno dei pochi valori in cui la gente crede ancora. Inoltre, la solidarietà che esiste tra noi membri della squadra e lo spirito d’unione che ci porta anche ad organizzare cene e momenti da condividere insieme, dalla gente viene recepito in tutta la sua sincerità e in un mondo come quello in cui viviamo, questi sentimenti non possono che essere accolti positivamente.”