Via Leopardi è una lingua d’asfalto, lunga e popolata, che solca le viscere del quartiere Fuorigrotta. Una strada affollata, se non fosse anche solo per la presenza di innumerevoli attività commerciali e della stazione della Cumana.
Ieri sera, nel cuore di una sera qualunque, quella stessa strada si è tramutata in un feroce teatro animato da sangue, paura e spari, per effetto di un conflitto a fuoco tra una pattuglia della Polizia e alcuni pregiudicati.
Un agente è rimasto ferito da un colpo di pistola che lo ha raggiunto al collo ed è stato repentinamente trasportato all’ospedale San Paolo.
Il proiettile ha oltrepassato la giugulare, pertanto le condizioni dell’uomo sono definite serie, seppur non abbia perso conoscenza, nelle ore successive al ferimento è stato sottoposto a una serie di esami clinici. La ferita potrebbe comportare complicazioni motorie per l’agente.
Durante la notte è stato trasferito all’ospedale Cardarelli.
La sparatoria si è consumata proprio all’esterno della stazione della Cumana, disseminando comprensibile panico tra la gente che a quell’ora si trovava in strada o stava raggiungendo la Cumana.
È caccia aperta alla banda di delinquenti che avrebbero aperto il fuoco contro gli agenti. I poliziotti coinvolti nella sparatoria prestano servizio presso il nucleo Antiestorsioni. Erano in regolare servizio, sebbene in borghese. Sul posto sono sopraggiunti anche il questore Guido Marino e il Capo della Mobile, Fausto Lamparelli. Due al momento le ipotesi più quotate: gli agenti – pronti a intervenire su un tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore della zona – avrebbero intimato l’alt ai criminali, che avrebbero per tutta risposta estratto le pistole e aperto il fuoco. La seconda ipotesi verte verso l’intervento degli agenti per sventare una rapina, un raid o finanche un possibile agguato.
Un episodio che rilancia e sottolinea lo stato d’emergenza in cui vige la città, in particolar modo, nelle zone topiche in cui si avverte in maniera più sensibile la presenza della criminalità. La necessità di intervenire potenziando il piano di sicurezza, almeno nelle “zone calde”, a questo punto, dovrebbe rappresentare un’imprescindibile priorità di chi dispone del potere necessario per tamponare questa ferita dalla quale seguitano a grondare sangue e polvere da sparo.