Napoli, uno dei più preziosi gioielli d’Italia, città del mare, paese del sole, scrigno ricolmo di infinite gemme, che da ogni angolo brillano di luce propria. Una delle innumerevoli perle di Napoli continua a splendere da ben 72 anni lungo la Calata Capodichino, dove impera, nella propria superba bellezza, quella che da tutti è conosciuta come la Fontana della Duchessa.
Siamo nel 1943, quando la Duchessa Elena d’Orlèans, moglie di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, decide di ornare la Napoli, che tanto ama, di un nuovo gioiello, una bellissima fontana, destinata a diventare oasi di riposo per tutti i viandanti, che, percorrendo l’antichissima Calata Capodichino con le proprie bestie, si spostano dalla periferia alla città. Un superbo monumento progettato da Giovanni Mongiello e Amedeo Teotolato, che nel suo marmoreo candore raccomanda alla mente di tutti la memoria della beneamata Duchessa d’Aosta, filantropa ispettrice generale delle volontarie della Croce Rossa, insignita, durante la Prima Guerra Mondiale, di una medaglia d’argento al valore militare. La Fontana si compone di un’alta parete in tufo su cui è addossata una vasca in piperno; su quest’ultima domina una cornice, anch’essa in piperno, che racchiude un’epigrafe di marmo, che riporta la data di fondazione del monumento e il versetto 28 del Vangelo di Matteo ”Venite a me tutti voi che siete affaticati ed io vi ristorerò”, quasi a testimonianza della bontà della Duchessa.
Come spesso, purtroppo, accade, la Fontana ha col tempo smesso di brillare, logorata nella sua inestimabile bellezza dalla fatale indifferenza di quanti avrebbero dovuto salvaguardare il prezioso dono offerto da una grande amante di Napoli. Soggetto alle intemperie e a gravi spoliazioni, il monumento è oggi recintato a causa di dissesti e cedimenti della parete tufacea a cui è addossata la vasca, divenuta una misera pattumiera.
Una triste storia che smaschera ancora una volta i pregi e i difetti di Napoli, tanto ricca, eppure tanto misera.