L’amato-odiato Vesuvio, ovvero il simbolo incontrastato di Napoli, il monumento naturale che sovrasta la città partenopea, continua a bruciare sul versante del comune di Torre del Greco.
Attualmente sono quattro i giorni consecutivi di incendi e fuochi sparsi per il sottobosco del vulcano campano. Interessata buona parte dell’area che si innalza sopra Cappella Bianchini, ben 15 ettari di terra arsa.
Da giorni sul posto vi sono diverse squadre di soccorso ambientale e non: le forze dell’Antincendio Boschivo, Corpo Forestale dello Stato e Vigili del Fuoco, più un mezzo aereo in azione continuata tra mare e Vesuvio, per cercare di recuperare quanta più acqua possibile per placare le fiamme che, però, non accennano a calmarsi.
Michele Buonomo di Legambiente Campania ha dichiarato in maniera veemente il proprio disappunto per la situazione corrente della zona sotto assedio: “Davanti alle fiamme che in questi ultimi giorni colpiscono varie e ripetute aree della regione, ci risulta difficile credere alla favola dell’autocombustione. Troppe coincidenze, troppo roghi. L’esperienza ci insegna che spesso dietro queste fiamme c’è dolo spinto da interessi speculativi e da un ritorno economico. Gli incendi sono una vera e propria emergenza, perché distruggono habitat e paesaggi, possono mettere in crisi l’esistenza di tante economie locali che hanno scommesso sul turismo ambientale, accrescono il rischio idrogeologico e la desertificazione. Sono un pericoloso segnale di rifiuti di legalità”.
Per quanto riguarda le statistiche stilate dal Corpo Forestale dello Stato, sulla base dei dati raccolti nel corso dell’anno, si è dinanzi a numeri sconcertanti: su tutto il territorio campano, infatti, a partire da inizio 2015, si sono verificati ben 479 incendi, facendo balzare la regione al secondo posto, dopo la Calabria, per numero di incendi e per superficie complessiva devastata dalle fiamme, mille e 676 ettari.
Legambiente: “Una ferita profonda che continua a martoriare il territorio campano, il paesaggio e bellezze naturali che lo rendono unico al mondo. La lotta a questi veri e propri delitti ambientali non può prescindere dalla sensibilizzazione dei cittadini e delle comunità, anche per rompere quel muro di omertà che a volte circonda gli incendiari”.