Chi non ha mai utilizzato il termine “capera” o quanto meno ne ha sentito parlare? La figura della capera, ovvero la parrucchiera, rientra tra i mestieri più antichi di Napoli.
Il termine propriamente indica una donna che si occupa di capelli, colei che li acconcia. Un tempo il mestiere veniva esercitato a domicilio; la capera si recava a casa delle clienti per realizzare pettinature e tagli all’ultima moda.
Era però in generale una donna esperta di bellezza, tanto che all’occorrenza, si occupava perfino del trucco delle signore che pettinava. Gli strumenti del mestiere che recava in borsa erano forbici, mollette, forcine di osso e di tartaruga, pinze che, scaldate, venivano utilizzate come piastra per lisciare o arricciare i capelli.
La fama della capera si diffuse come donna pettegola, perchè all’occorrenza, per intrattenere durante il lavoro le clienti, raccontava storie e “inciuci” appresi in altri luoghi. Insomma, la capera era la pettegola per antonomasia che divulgava i segreti del quartiere e questo alle donne piaceva.
Le prime parrucchiere per donna già allora erano indaffarate a correre di casa in casa. Esercitavano le mani, ma soprattutto la lingua, mentre lavoravano nelle dimore di nobili e plebei.
Oggi il termine viene riferito esclusivamente alla tendenza pettegola di mettere in piazza la vita degli altri. La capera resta infatti a distanza di molti anni, l’inciuciona di turno.