Un uomo che, armato esclusivamente di ambizione e talento, ha saputo affermarsi e conquistare passerelle, consensi, successo. Un esempio al quale, senz’altro, le nuove generazioni possono e devono ispirarsi.
La lungimiranza peculiare dell’umiltà, il coraggio che contraddistingue chi non ha paura di osare, pur di conferire libero e totale sfogo alla propria anima artistica, la generosità che diversifica un personaggio celebre da un “cuore d’oro”.
Questo è quanto vive relegato in una corporatura esile e longilinea, adornata da eclettici capelli biondi ossigenati ed impreziosita da un sorriso garbato e rassicurante.
È così appare Gianni Molaro, dal punto di vista meramente estetico. Quello che, invece, ne compone l’anima, avrà modo di emergere grazie alla nuova ed affascinante avventura televisiva che Molaro ha appena intrapreso.
L’Italia, un bacino naturale e prolifero di giovani talenti, appassionati di moda e fortemente ispirati dal desiderio di presentare le loro creazioni.
Ragion per cui, la produzione di Raidue ha deciso di dare vita all’Accademia della Moda di “Detto Fatto”: a guidarla e a giudicare le gesta dei giovani talenti selezionati c’è, per l’appunto, un tutor a cui di certo non manca l’estro: Gianni Molaro.
Sebastiàn, Claudia, Andrea e Stella: questi i nomi dei quattro aspiranti stilisti chiamati a contendersi a colpi di forbice ed estro la succulenta e preziosa opportunità di lavorare fianco a fianco di Gianni in uno stage della durata di tre mesi.
“Per quanto mi concerne, 100 anni fa, oggi, domani, vige un unico esempio di vita al quale ispirarsi: il lavoro. Spirito di sacrificio, intelligenza, apertura mentale totale, agire senza pensare chi sei e cosa fai: questi i gradini da percorrere per fare strada. Gianni Molaro tutt’oggi scarica gli abiti dall’auto, nel cuore di Piazza di Spagna, per portarli nel suo atelier in Via del Babuino, senza curarsi di ciò che può dire o pensare chi mi vede: questo è sinonimo di lavorare con umiltà senza perdere di vista gli obiettivi. A mio avviso, montarsi la testa, darsi delle arie e crogiolarsi nei successi, vuol dire arenare le ambizioni e castrare la propria crescita, umana e professionale. Bensì, i successi, a mio avviso, vanno interpretati come punti di partenza sui quali seguitare a lavorare, per migliorarsi, per individuare i propri punti deboli e rafforzarli. Ho costruito la mia immagine lavorativa negli anni ’90 e nonostante l’economia vivesse un periodo più florido rispetto ad oggi, sono partito non da zero, ma da sotto zero. Ho iniziato svolgendo tre lavori contemporaneamente: di giorno ero impiegato e consulente, mentre di sera lavoravo per conto mio, accendendo la lampadina dell’ambizione. Questa è l’unica strada da perseguire per giungere alla svolta. Chi arpiona gli insuccessi ad alibi sterili, quali “la sfortuna” o “le raccomandazioni” non saprà né potrà mai farsi strada. La fortuna non esiste, va creata e ricercata con le proprie mani. Così come la crisi deve essere vista come un espediente che introduce una sorta di selezione naturale e che, pertanto, esiste per non consentire a tutti di emergere, ma solo ai più talentuosi, ovvero, coloro che, seppur muniti di esigue risorse economiche, riescono a gettare le basi per crearsi un futuro e per conferire mordente ed impeto alle proprie ambizioni. Spirito di sacrificio, positività, audacia, intelligenza, un pizzico di calcolo e creatività: queste sono le armi di cui munirsi per conseguire la scalata al successo.”
Questo è quanto Gianni Molaro affermò, nell’ambito di un’intervista rilasciata mesi addietro al nostro giornale; dichiarazioni che ben sintetizzano e legittimano la scelta di consegnare alle sue premurose mani questi quattro talenti acerbi per scovare “il diamante grezzo” che si cela tra loro.