Fondata dal Marchese Scipione Pignatelli, signore di Palma e Lauro, che trasformò in Fiera la festa medievale in onore di San Gennaro ha avuto inizio ieri, 12 settembre, la 402^ edizione della Fiera Vesuviana. Molte le evoluzioni e gli sviluppi, nuove e importanti le tematiche. A parlarne il Sindaco di San Gennaro, il Dottor Antonio Russo.
Cosa rappresenta la Fiera Vesuviana per il comune di San Gennaro Vesuviano?
«Per il nostro territorio rappresenta tantissimo, un vero e proprio evento clou poiché in 10 giorni si ripercorrono 400 anni di storia. La prima rappresentazione risale, infatti, al 1613 con l’esposizione e la riproduzione di prodotti agricoli tipici di questo territorio e la vendita di cavalli. Il passar del tempo è stato sempre più di transizione, la fiera è andata a svilupparsi passando da una fase agreste ed equestre ad una commerciale ed industriale».
Quale impegno ne richiede l’organizzazione, in termini di costi?
«Quella Vesuviana nasce come una fiera franca dove non si pagavano dazi e gabelle. Oggi, i costi sono andati a moltiplicarsi, c’è la necessità di adeguarsi alle esigenze temporali e territoriali, tant’è vero che ogni anno aumentano sempre più le richieste da parte del Comitato Fiera. In risposta a queste richieste, il Comune ha presentato un progetto regionale, ma la nostra proposta è stata bocciata. Ecco che la spesa attuale ricade tutta a carico del Comune e dell’allestitore che cercherà di smussarne i costi e rientrare in un budget grazie alla quota pagata dagli espositori».
A quanto ammonta, se permette, il budget?
«Abbiamo previsto un impegno di circa 50mila euro».
Una grossa cifra considerando i tempi. Quali sono i vantaggi che ne ricava il territorio?
«Sicuramente una crescita sociale e culturale, non solo di San Gennaro ma dell’intera zona vesuviana. Inoltre, molti artigiani e commercianti locali si faranno conoscere per tutta la regione (lo scorso anno sono stati 200mila i visitatori stimati) e, perché no, anche in ambito nazionale e internazionale attraverso stampa e televisione. Avremo, persino, un collegamento con New York dove prevediamo di far conferire al Sindaco della Grande Mela, Bill de Blasio, il titolo di Ambasciatore della Fiera Vesuviana».
Sono stati apportati miglioramenti e cambiamenti negli anni?
«Sicuramente si. Come le dicevo, nasce come fiera artigianale, dell’agricoltura ed equestre. Oggi coinvolge circa 500 espositori, dando la possibilità di mettere insieme il vecchio e il nuovo giungendo ad una fase di sviluppo industriale. Nuovo senza disconoscere le origini. Quest’anno abbiamo voluto costruire un percorso nella storia. Abbiamo chiesto la rappresentazione di alcuni prodotti artigianali come il baco da seta e la lavorazione del cioccolato; c’è un’azienda locale che mostrerà come si scolpisce il marmo, e c’è poi chi lavorerà il ferro, il legno, il cammeo e chi dipingerà, in diretta, alcune opere.
Non trascuriamo l’importanza e la crescita del salone enogastronomico: si parte da un padiglione dove saranno rappresentate le sagre, fino ad arrivare alla dieta mediterranea, realizzata utilizzando i prodotti del passato in maniera genuina. A tal proposito, importante sarà la partecipazione dello stellato chef Pietro Parisi. Potremmo considerare la Fiera Vesuviana un’evoluzione e un continuo della tematica rappresentata all’Expo di Milano».
C’è un evento a cui tiene particolarmente?
«Il fiore all’occhiello è rappresentato dal salone equestre. La fiera ha avuto origine proprio sul commercio dei cavalli. Ci saranno spettacoli di grandissimo livello, la cui importanza segue quelli della Fiera di Verona, con la partecipazione del più grande ammaestratore di cavalli, il nostro amico Bartolo Messina.
Insomma, i presupposti e l’impegno ci sono tutti, il resto lo vedremo a partire da domani».
Mariafernanda Mensorio