Napoli, quest’oggi, si è svegliata di soprassalto, ancora una volta, per effetto dell’esplosione di brutali colpi di pistola.
Stavolta, però, a generare quei colpi, sopraggiunti poco dopo l’alba, non è il braccio armato della criminalità organizzata, bensì un marito, Giuseppe Cafasso, di 56 anni.
Un altro caso di omicidio-suicidio che si consuma tra le mura domestiche concorre, quindi, ad infoltire le pagine di cronaca nera cittadina.
Una dinamica balorda che ha riversato lungo le strade del quartiere Fuorigrotta autentici attimi di panico.
Cafasso ha prima sparato alla moglie in casa, poi è sceso in strada e si è tolto la vita con un colpo in viale Marconi, poco distante dalla sede Rai di Fuorigrotta. La donna non è stata colpita mortalmente ed è ora sottoposta alle cure dei sanitari; trasportata all’ospedale San Paolo, non è in pericolo di vita.
Un episodio che rilancia e sottolinea la necessità di intervenire per sedare un’altra emergenza di caratura nazionale, capace al pari della criminalità organizzata di mietere un sensibile numero di vittime. Sempre più acredini, dissidi, liti e divergenze di carattere familiare palesano la naturale tendenza verso la soluzione più estrema. Omicidi, seguiti da suicidi, autentiche stragi familiari alla base delle quali riscontriamo puntualmente futili motivi. Come se ci fosse qualche ragione in grado di legittimare una morte maturata per effetto di colpi di pistola.