Dieci persone coinvolte nel parapiglia che ha animato la Curva A del San Paolo, durante la partita Napoli-Sampdoria sono state identificate ed altrettanti provvedimenti Daspo sono stati emessi nei confronti dei suddetti soggetti che questa mattina sono stati sottoposti a perquisizione domiciliare nell’ambito delle indagini della Digos di Napoli, innescate proprio da quell’episodio.
I dieci sono stati denunciati all’autorità giudiziaria; associazione per delinquere, porto abusivo di strumenti atti ad offendere e lesioni personali aggravate. Questi i reati ai quali dovranno rispondere. Tra i 10 destinatari di Daspo c’è anche il giovane ritenuto autore dell’accoltellamento avvenuto al culmine dei tafferugli.
Al momento, si apprende da fonti investigative, quanto accaduto sugli spalti della curva A non appare ricollegabile ai recenti fatti di cronaca che hanno macchiato di sangue il rione Sanità, in particolare l’omicidio del 17enne Gennaro Casarano alle 4 di domenica scorsa. Tuttavia la Digos prosegue le indagini non escludendo alcuna ipotesi. Le perquisizioni sono state decise nell’ambito dell’inchiesta sull’accoltellamento di un giovane tifoso avvenuto il 30 agosto scorso in Curva A durante la partita Napoli-Sampdoria. L’analisi sul tifo ultras partenopeo è contenuta nel decreto di perquisizione emesso dai pm del pool “reati da stadio”.
Nel provvedimento viene anche ripercorsa la storia dei gruppi storici: Masseria Cardone, Teste Matte, Mastiffs, Fedayn, Vecchi Lions; senza tralasciare i gruppi in sigle di più recente fondazione, quali: Rione Sanità, Fossato Flegreo, Bronx, Sud, Niss. I magistrati della Procura evidenziano «la permeabilità rispetto a tessuti sociali a criminalità diffusa» da cui deriva anche la «forte ostilità nei confronti delle forze di polizia, fatte talvolta oggetto di proditorie aggressioni». Tali «aggregazioni» sono sorte a Napoli «a livello di quartiere – sottolineano i pm – e hanno finito, ben presto, per assorbire la carica di violenza che, nel generale degrado in cui versano le zone popolari della città, inevitabilmente contraddistingue le fasce sociali a rischio e, quindi, quella giovanile in particolare».
L’evento sportivo insomma, per tali gruppi, passa completamente in secondo piano. «Si ritiene – scrive la procura – che proprio la frequenza degli incidenti, la loro modalità di attuazione, l’ostentazione dei sentimenti di avversione alle forze dell’ordine e agli avversari, l’esposizione di striscioni sugli spalti contro la società del Napoli, i mezzi di informazione e le istituzioni, gli atti di prevaricazione in genere, rappresentino il segno di un vero e proprio programma che vincola gli appartenenti ai gruppi ultras nel perseguimento dei fini illeciti imposti dalla loro ideologia, la cosiddetta mentalità ultras».
La perquisizione disposta dalla procura si inserisce nell’ambito di un procedimento sui gruppi ultras avviato nel 2013 per le ipotesi di associazione per delinquere, lesioni, detenzione di armi, resistenza a pubblico ufficiale e altri reati. Nel corso delle perquisizioni, a quanto si è appreso, la polizia avrebbe sequestrato alcuni indumenti che i tifosi indagati indossavano domenica scorsa allo stadio San Paolo, il che rappresenterebbe – secondo gli investigatori – il riscontro della loro partecipazione agli incidenti.