Mariam Malak, studentessa diciassettenne egiziana, è svenuta quando, pochi giorni fa, ha letto i risultati dei suoi esami per l’ammissione alla facoltà di medicina: zero su cento in tutte le materie.
Proprio mentre in Italia nei giorni scorsi si è svolto il test di ammissione per le facoltà a numero chiuso, come appunto la facoltà di medicina, il sogno di Mariam di diventare medico è stato distrutto, sebbene la studentessa possa vantare una brillante carriera accademica. E’ stata soprannominata “la studentessa zero” , appunto per i risultati degli esami, ma anche “la nuova Malala”, paragonandola all’attivista pakistana nota per il suo impegno per l’affermazione del diritto all’istruzione.
Mariam, tuttavia, sta cercando di dimostrare che i suoi compiti sono stati sabotati, sebbene il quotidiano egiziano al Ahram, uno dei più diffusi nel Paese, sostenga che, in base ad un’analisi calligrafica, i test sarebbero stati scritti proprio dalla studentessa. Mariam, determinata affinché venga fatta giustizia, ha mostrato in tv l’incongruenza tra la sua scrittura e quella presente sugli elaborati e si è fatta interrogare in diretta su vari argomenti, dando prova di essere preparatissima. Il primo ministro egiziano Mahlab ha ricevuto Mariam e ha annunciato un’indagine: verrà infatti effettuata una nuova perizia calligrafica sui test.
Anche il web si è mobilitato con un’ondata di messaggi di sostegno e di incoraggiamento. Mariam è diventata un emblema della lotta alla corruzione e alla discriminazione sessista in un Paese nel quale la condizione delle donne continua ad essere una problematica grave, perché evidentemente non si è ancora compreso che il processo di sviluppo umano è discriminatorio se alle donne ne sono preclusi i benefici.
Una donna giovane, abitante nelle aree meno sviluppate del mondo, può essere una carta vincente. Bisogna puntare su di lei, mandarla a scuola, fornirle un’assistenza sanitaria di base, moltiplicare quest’investimento e nel giro di qualche decennio non si sentirà più parlare di mortalità infantile, fame, sottosviluppo.
Le donne analfabete nel mondo sono 500 milioni, gli uomini 280: un divario che pesa non solo sui Paesi che lo vivono, ma su tutti quanti noi.