Contrariamente a quanto affermato da tanti media a poche ore dagli ultimi due omicidi di matrice camorristica verificatisi all’ombra del Vesuvio, queste due giovani morti non sanciscono la nuova “esplosione” dell’ennesima e feroce guerra di camorra a Napoli.
Piuttosto, gli agguati inferti a due vite talmente giovani che, se addizionate, non consegnano neanche mezzo secolo, decretano in maniera ancor più marcata che i due focolai più proliferi in termini di egemonia criminale sono proprio le zone che hanno accolto i due omicidi: il rione Sanità, quindi il centro storico cittadino e via Angelo Camillo De Meis, arteria principale che solca il quartiere Ponticelli, nella periferia Est di Napoli.
Centro Storico e Ponticelli: è qui che il potere delle organizzazioni criminali conferma d’essere maggiormente concentrato.
Il primo raid si è consumato poco dopo le 20 di ieri, sabato 5 settembre, in via De Meis.
La vittima è Antonio Simonetti, 30 anni, piccoli precedenti penali, raggiunto da cinque proiettili al torace e alla testa esplosi da due giovani in scooter, mentre sta uscendo dal negozio della sorella. Trasportato a Villa Betania, arriva già cadavere in ospedale.
Alle 4.50 il secondo omicidio. Stavolta, la vittima è un minorenne, il diciassettenne Gennaro Cesarano, colpito in piazza Sanità – davanti alla chiesa di San Vincenzo – da un solo proiettile fatale, entrato dalla schiena o dallo sterno (le indagini sulla dinamica sono ancora in corso).
Trasportato al Vecchio Pellegrini da un soccorritore, anche il giovane – come Simonetti – è giunto cadavere in ospedale. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, quella che il diciassettenne sia stato colpito a morte accidentalmente, da un proiettile esploso durante un raid messo a segno tra le strade del centro storico. A conferma di questa pista, sul selciato, la polizia ha rinvenuto 18 bossoli di diverso calibro.
Ad onor del vero, amici e conoscenti del 17enne, sconvolti e stravolti al pari dei familiari del ragazzo da quella feroce e prematura morte, raccontano Genny come un ragazzo pieno di vita, gioviale, tranquillo, ben voluto ed amico di tutti nel quartiere.
Scavando tra le pagine della sua vita ordinaria, si scopre che Genny coltivava il sogno di una vita normale, voleva diventare pizzaiolo e frequentava l’Istituto Alberghiero. Occupava parte del suo tempo libero svolgendo attività di volontariato in un doposcuola per i ragazzi più piccoli.
Spetterà agli inquirenti, adesso, far luce su ambedue gli omicidi e scoprire se e quali collegamenti vi siano tra i due agguati che hanno riversato copiose taniche di orrore e sangue sul primo sabato sera di settembre consumatasi all’ombra del Vesuvio.