Il tempo, simile ad un ladro, passa inesorabile e trascina con sé ogni cosa, ma talvolta sulla sua strada ritornano alla luce minuscoli elementi, che nella sua sfrenata corsa esso ha scordato.
Sant’Anastasia, un piccolo comune in provincia di Napoli, abitato da poco più di 27.000 anime, prostrato ai piedi dell’imponente Vesuvio, con il cuore che batte nel Santuario della Madonna dell’Arco, al centro del paese. Un modesto comune che per decenni ha conservato nelle proprie membra un enorme segreto, che nella giornata dello scorso 4 settembre è ritornato alla luce.
, nel punto in cui, fino a pochi mesi fa, sorgeva un impianto di carburante Q8. Un inaspettato e macabro ritrovamento che ha senz’altro lasciato sconcertati gli operai coinvolti, i quali, ritrovandosi senza saperlo un teschio umano tra le mani, hanno allertato i Carabinieri, comandati dal maresciallo Francesco Russo. Ad intervenire sul posto i volontari della Protezione Civile, la Polizia Municipale, il sindaco di Sant’Anastasia, Lello Abete e il Consigliere Comunale Alfonso di Fraia, il quale ha dichiarato : ”Ci siamo accertati che l’area fosse immediatamente messa in sicurezza; quanto ai dubbi che restano intorno alla vicenda, sono soprattutto legati alla datazione dei resti, perciò è il caso di rinviare i commenti ad esami scientifici avvenuti”. ”Le ossa sembrerebbero antiche e pare appartengano ad un unico soggetto. Quando ero bambino la Q8 c’era già, dunque immagino che i resti abbiano oltre cinquant’anni, speriamo intanto che i lavori possano continuare mentre le indagini faranno il loro corso”, comunica il Sindaco Abete, ponendo l’accento sul carattere indubbiamente fortuito del ritrovamento.
Secondo una prima analisi operata dal medico legale, intervenuto sul posto, i resti sembrerebbero risalire a un secolo fa, tuttavia, per soddisfare l’interesse dei più curiosi, sarà necessario attendere gli esiti di esami più approfonditi, che verranno divulgati nei giorni a venire.