Era un giorno di settembre qualunque, uno di quelli che, nostalgico e penzolante, si accavalla tra il trambusto della calca che affolla le spiagge e l’umido odore della pioggia che introduce la fine dell’estate.
Eppure, il 5 settembre del 2010, non fu un giorno qualunque per Acciaroli.
Per la prima volta, la quiete che lambisce le ore notturne di quella piccola e meticolosa riproduzione di Paradiso, viene perforata dall’assordante e funereo impeto dei colpi di pistola.
Proiettili che uccidono il solido punto di riferimento di quella comunità: il sindaco Angelo Vassallo.
Proiettili che squarciano l’identità dell’intera popolazione acciarolese, gettandola in un profondo senso di sconforto, smarrimento, incredulità, dolore.
Dolore immenso. Dolore vero.
Quel dolore che puntualmente riecheggia nell’aria, tra i vicoli di Acciaroli vecchia e le onde delle acque cristalline che accarezzano la spiaggia e il porto, quando riemerge il ricordo frammisto ad impunità che oggi personifica l’atto ancora incompiuto di quell’omicidio.
Cinque anni sono trascorsi da quel 5 settembre che ha segnato irrimediabilmente l’anima di quella terra e nulla vi è di certo in merito al movente e all’identità dell’esecutore materiale.
Illazioni, ipotesi, tante piste e congetture, ma, fin qui, gli inquirenti non hanno consegnato alla famiglia Vassallo una verità accreditata in grado di rispondere all’unica domanda che logora serenità e pensieri di quella famiglia e di tutti coloro che Angelo Vassallo lo hanno conosciuto, amato, vissuto, stimato: perché?
Oggi, a distanza di cinque anni dal giorno in cui Angelo Vassallo incontrò la morte a sbarrargli la strada lungo il sentiero che lo conduceva verso casa, la famiglia del sindaco pescatore si è chiusa in un rabbioso e rassegnato silenzio.
I figli, la moglie e con loro la comunità acciarolese sono sfiduciati, rammaricati ed ancor più addolorati per il corso delle indagini, per il silenzio che è calato sulla vicenda e soprattutto perché, di giorno in giorno, di anno in anno, vedono affievolire la speranza di ottenere l’unica conquista che può effettivamente alleviare quel dolore: la giustizia.
Giustizia: un ideale in cui il sindaco Vassallo credeva fortemente e sul quale ha fondato il suo credo politico.
Un ideale, per l’appunto, che rischia di assumere le effimere spoglie di un quadro astratto, bello da ammirare e null’altro.
La figura di Angelo Vassallo, analogamente, rischia di diventare una foto da esibire il 5 settembre di ogni anno, alla quale affiancare frasi di circostanza e pensieri densi di banale retorica.
Questo è il motivo per il quale, oggi, la famiglia Vassallo ha scelto di non rilasciare dichiarazioni pubbliche: un silenzio che urla a gran voce il bisogno di verità e il desiderio di giustizia.