Sgomento e dolore, i sentimenti che sovrastano gli animi a Castello di Cisterna, così come in Ucraina, terra d’origine di Anatolij Karol, l’uomo barbaramente ucciso lo scorso sabato nel tentativo di sventare una rapina in un supermercato.
Anatoloij è immediatamente diventato “un eroe” da acclamare, una salma da spogliare frettolosamente dal distaccato qualunquistico pregiudizio più comunemente assoggettato allo “straniero”, perché al cospetto della morte, certi preconcetti si vedono elusi dalla più opportuna e perbenistica “condotta apparente” imposta da quell’etica morale del “così è se vi pare”.
Da giorni, si susseguono iniziative volte a supportare anche economicamente la famiglia di Anatolij. Un gesto più che lecito e doveroso al cospetto di un nucleo familiare barbaramente privato della figura cardine.
Confcommercio Napoli assegnerà una borsa di studio ai figli di Anatolij Korol. Un piccolo gesto con cui i commercianti napoletani vogliono contribuire ad affermare la propria vicinanza alla famiglia colpita dal grave lutto, un’iniziativa che si affiancherà a quella del titolare del supermercato, Michele Piccolo, che assumerà la moglie di Anatolij e assicurerà alla famiglia il fabbisogno per i figli.
L’attenzione mediatica e della coscienza sociale è fortemente turbata dall’episodio immortala nel video registrato dalle videocamere di sorveglianza del supermercato e che racconta che Anatolij per due volte si era trovato sul punto di avere la meglio, sarebbe bastato l’aiuto di qualcuno in quegli attimi per fermare i due rapinatori. Nessuno si è invece mosso in suo soccorso. Sopraffatto dalla violenza, mentre intorno a lui troneggiavano sagome, a loro volta, sopraffatte dalla paura, quella più cruda e difficile da domare. Capace di annebbiare la mente e paralizzare i muscoli, mentre il cuore, sconvolto, batte all’impazzata, in balia dell’incerto, soggiogato dall’imprevedibilità. Se non ci fossero quei fotogrammi forniti dalle telecamere, dalle sole testimonianze delle persone che hanno assistito a quelle feroci scene di morte, sarebbe assai difficile stilare qualsiasi identikit degli assassini. Volti coperti, nessun accento particolare, due killer camuffati fin troppo end, eppur capaci di inscenare un’efferata rapina, senza precedenti in termini di brutalità. C’era coda alle casse lo scorso sabato, come accade oggi sabato, all’ora di punta. Quando i due sono entrati, è scoppiato il caos. La gente scappava in fondo al supermercato lontano delle casse. Si nascondeva dietro gli scaffali, o nei pressi della macelleria. In tutti i presenti ha prevalso l’istinto di sopravvivenza, tutto hanno pensato a mettersi in salvo. Tutto tranne Anatolij. Anatolij non ci ha pensato su due volte, ha lasciato la figlia e il carrello gettandosi sul rapinatore con la pistola, afferrandogli il polso. I due sono finiti a terra, il rapinatore ha cominciato a picchiare, infierendo con una penna. Scene di crudeltà estrema, scene di morte fissate dalle immagini registrate nei video di sicurezza. È stata quella penna a risultare fatale. Quella punta conficcata in parti vitali a causare la morte per dissanguamento. Le due ferite da colpi di pistola non sarebbero da sole riuscite a provocare la morte dell’operaio ucraino. E questo rende ancora più assurde le fasi di quell’omicidio: una penna è risultata più pericolosa di una pistola. Tanto, troppo sangue fuoriusciva dal collo, dal punto in cui la penna era stata conficcata con violenza.
«Il mio Anatolij era fatto così, non sopportava i soprusi e l’ingiustizia. Ha seguito il suo istinto naturale», Nadyia Korol, la vedova dell’uomo barbaramente ucciso ha provato a raccontare il suo uomo alle persone che le sono vicine. «Non si è mai tirato indietro quando si trattava di difendere la legalità, il mio Anatolij era una persona unica». La vicenda di questo eroe ucraino ha colpito anche l’Arma dei carabinieri che si sta impegnando per istruire una pratica con una proposta per premiare il gesto con una medaglia al valore civile. Allo stesso tempo l’Arma sta valutando anche la possibilità di far conferire ad Anatolij una cittadinanza italiana postuma, una sorta di accoglienza ufficiale nella comunità dello Stivale per un uomo che ha dato la vita per le persone di questa terra.
Mentre la vedova Karol ha ricevuto la visita del vescovo di Nola, Beniamino Depalma, del sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano, mentre il sindaco Sorrentino è costantemente vicino alla famiglia dell’eroico ucraino.
In tanti hanno richiesto alla famiglia che il corpo di Anatolij riposasse nel piccolo cimitero di Castello di Cisterna. I cittadini hanno chiesto di poter onorare la sua tomba, ma la risposta è stata ferma e decisa: le spoglie dell’uomo torneranno in Ucraina dove riposeranno vicino a quelle dei parenti. La data del ritorno in patria è prevista per domani, giovedì 3 settembre. Torneranno in Ucraina anche la moglie e le due figlie. Le spese del trasporto della salma e del viaggio dei familiari saranno suddivise fra il Comune di Castello di Cisterna, il consolato ucraino e il titolare del supermercato all’interno del quale è avvenuta la tragedia. Quest’ultimo, Michele Piccolo, si è anche impegnato a stare vicino alla famiglia sotto tutti gli aspetti, e ha annunciato di volersi occupare del percorso di studi di entrambe le figlie di Anatolij: ogni spesa sarà a suo carico fino all’università. Intanto si manifestano le prime iniziative in memoria dell’uomo. Diventerà «via Anatolij Korol» l’attuale via Selva, la strada di Castello di Cisterna dove il 38enne ucraino è stato ucciso sabato scorso. Il paese vuole che nessuno dimentichi il gesto eroico dell’uomo. Il sindaco Clemente Sorrentino ha già preso contatti con uno scultore che lavora la «pietrarsa», la pietra lavica tipica di Castello. Verrà costruito un monumento per ricordare Anatolij e il suo sacrificio e quel monumento, nelle speranze della comunità di Cisterna dovrebbe trovare posto in una via o in una piazza di Napoli: questo l’appello lanciato a Luigi De Magistris. Intanto il paese è fortemente presidiato dai carabinieri. Si cercano senza sosta i due assassini di Anatolij.
Il Comune e la parrocchia stanno organizzando una fiaccolata, si pensava di farla domenica prossima, ma probabilmente verrà anticipata a venerdì. Per quel giorno sarà proclamato il lutto cittadino e ci sarà anche una cerimonia nella chiesa di San Nicola.
Don Franco, il parroco, ha già annunciato che la festa patronale di San Nicola, prevista per il sei di settembre, sarà in tono minore, limitata alle sole celebrazioni religiose.
Ma, nel frattempo, l’eroico sacrificio di Anatoliy è servito quantomeno ad abbattere qualche mattone di quel rigoglioso muro imbastito di pregiudizio che separa “noi” da “loro”?