Tra gli antichi mestieri di Napoli “o’ vennetore ambulante” è tra quelli che può dirsi evolutosi dalla tradizione al giorno d’oggi.
Chi è dunque il venditore ambulante?
Se volessimo rispondere per “interpretazione letterale” diremo che è colui che nell’ambito della pratica della sua attività si sposta continuamente e non ha sede fissa. Se, invece, volessimo rispondere con fare giuridico, diremo che è colui che svolge un’ attività di commercio ambulante o meglio, un’attività di commercio al dettaglio su area pubblica( strade, canali, piazze) attualmente disciplinata dal Decreto legislativo n 114 del 31 marzo 1998( sett 27-30) Riforma Bersani. Oggigiorno sarebbero troppe le lungaggini da dover rispettare per essere in “regola”: innanzitutto possedere una licenza/autorizzazione amministrativa per l’esercizio del commercio su aree pubbliche, poi requisiti oggettivi/professionali ed infine effettuare procedure di inizio attività che i soggetti in questione considererebbero solo come una marea di scocciature!
Facendo un tuffo nel passato, scopriamo che nella quotidianità dell’antica Napoli “ó vennetore ambulante ” non aveva di questi problemi, bensì era solito misurarsi con altre questioni, non meno gravose, basti pensare alle gabelle e tassazioni imposte dai viceré di Napoli sul pane, sulla frutta e su altri e vari alimenti, dalle quali i commercianti non potevano sottrarsi se non con fare rivoluzionario (ricordando Masaniello).
E, dunque, chi era a quel tempo il venditore ambulante?
Tra i venditori storici della città ,”il suggecó”(colui che vendeva cibarie),”il menestaro”(colui che vendeva ortaggi), “il pulmunaro”(colui che vendeva frattaglie), vi era in primis ” il Bancaruzzaro”(bancarozzolaro in italiano) ossia colui dal quale nasce questa tradizione del “cummercio” sulla bancarella apposta sulla strada, esponendo su di essa un ciarpame di oggetti vecchi, in particolare ” libri usati” ed altri oggetti, come: bottoni vecchi, monete, quadretti e santini. Altra figura non meno rilevante per i mercati dell’epoca, era quella del cosiddetto “Bancarellaro” che attualmente è riconosciuto come il bancarellaio, ossia colui che espone la propria merce sul banco.
In realtà, la storia dei quartieri e dei vicoli di Napoli, racconta che il bancarellaro era l’artigiano che costruiva, con le proprie mani, i banchetti che servivano per tutti i venditori ambulanti. Questi banchetti erano un tempo realizzati solo con pezzi di legno, ora anche in ferro e alluminio così da essere più resistenti all’intemperie. La bancarella tipica napoletana è la “vampiette”, una sorta di banchetto con scalini, dapprima situato su un carrettino a mano e successivamente su un furgoncino.
Attualmente questi mestieri tradizionali, seppur mutati per certi versi, sono ancora rilevabili lungo le strade principali della città e per certi versi, i celeberrimi “vuò cumprà”, ovvero gli extracomunitari che praticano il commercio ambulante dei più disparati oggetti, rappresentano la forma più evoluta ed innovativa di questa antica professione.