Il 31 agosto del 1997, poco distante dall’Hotel Ritz di Parigi, in Place Vendôme, si consuma un incidente stradale che miete due morti che hanno scosso l’intero pianeta e che hanno scritto un pezzo di storia, soprattutto perché hanno concorso ad infoltire la copiosa collezione di morti misteriose che hanno avvolto personalità celebri, amate, ammirate e, pertanto, altamente compiante.
Si tratta di Diana Spencer (ormai separata dal principe Carlo d’Inghilterra) che viaggiava a bordo di quell’auto in compagnia del suo nuovo compagno Dodi Al-Fayed (figlio del milionario egiziano ed ex proprietario dei magazzini Harrods): i due si allontanavano su quella Mercedes S280, cercando di seminare i fotografi.
Appena trascorsa la mezzanotte, imboccano a velocità sostenuta il tunnel sotto il Pont de l’Alma: un urto sul muro destro e poi la fine della corsa contro il tredicesimo pilone del ponte.
Lo schianto è fatale per Al-Fayed e l’autista Henri Pau che muoiono sul colpo; Diana ancora in vita, viene trasportata al vicino ospedale di Pitiè-Salpêtrière, dove per le gravi lesioni interne spirerà due ore dopo. Unico superstite è Trevor Rees-Jones, guardia del corpo di Diana.
Sei giorni dopo, 6 settembre, a Londra si svolgono i funerali secondo il protocollo reale, in mezzo a un fiume umano di circa 3 milioni di persone. Un evento senza precedenti, trasmesso dalle tv di tutto il mondo, nel corso del quale Elthon John esegue una versione modificata della celebre Candle in the Wind.
Neanche la morte riesce a offuscare il mito di Lady D, la principessa amata dalla gente e impegnata in numerose attività solidali, in primis per i malati di Aids.
Sulle cause dell’incidente si avanzano le più disparate tesi complottistiche, che si scontrano con la verità dei fatti emersi dalle indagini. L’autista della Mercedes aveva nel sangue oltre 1,7 millilitri di alcol per litro, tre volte più della soglia tollerabile. Si scopre che prima di mettersi alla guida, l’uomo ha consumato quattro cognac associati a farmaci antidepressivi.
Inoltre, per diversi periti lui, Diana e Dodi avrebbero avuto maggiori chance di salvarsi, se avessero indossato le cinture di sicurezza. L’unico che le aveva allacciate, la guardia del corpo, risulta l’unico superstite.
La tesi del complotto non tramonta comunque, come dimostra il sondaggio registrato nel 2006 dalla BBC, sul suo sito internet, dal quale emerge che il 31% dei britannici è convinto che non si sia trattato di un incidente.
L’aspetto meno edificante è che il nome di Lady D diventa un business per molti. Nel marzo 2013, dieci suoi vestiti (uno dei quali indossato durante la cena alla Casa Bianca) vengono battuti all’asta, per un incasso complessivo di 800mila sterline (pari a oltre 900mila euro).