Non ha niente da nascondere Vittorio Brumotti, il biker che, con la sua trovata originale, ci faceva sognare nei suoi servizi per il programma tv “Striscia La Notizia“.
Purtroppo, oltre al bello spettacolo delle sue acrobazie in bicicletta, ci ha reso partecipi della tragedia che potrebbe rovinargli la carriera per sempre.
Ha raccontato ai giornali, dettagliatamente, ciò che ricorda dell’aggressione subita e ha diffuso le immagini delle conseguenze fisiche riportate.
Quel giorno, ha raccontato, a picchiarlo c’era anche una donna. Pedalava sulla provinciale ligure tra Toirano e Bardineto, Vittorio, insieme al padre e a due collaboratori, quando si è trovato coinvolto in questo increscioso episodio. Ora chiede che gli vengano risarciti i danni.
Le testimonianze fornite dagli aggressori, però, sono diverse. Questi, tramite il loro avvocato, sostengono si sia trattato di una brutta vicenda, sfociata in violenza fisica a seguito di alcuni atteggiamenti ambigui: “Non solo non ammettono le loro colpe, ma tentano di nascondersi dietro una rissa mai avvenuta. Siamo stati picchiati selvaggiamente”.
Sul suo profilo Instagram, Brumotti ha pubblicato anche le immagini delle ferite riportate dal padre, ribadendo il fatto che abbiano tentato soltanto di difendere un amico dalle mani degli aggressori: “Se non fosse stato per i caschetti che portiamo in allenamento, rimasti scalfiti dai terribili colpi, oggi probabilmente non saremmo qui né io, né tantomeno mio padre, a raccontare la vera storia di una tanto brutale, quanto inspiegabile aggressione“, sono le parole nel comunicato stampa.
Il biker ha reso pubblica la versione completa dei fatti: “La realtà, come dimostrano i video ed i numerosi testimoni dell’accaduto, è una sola: io, mio padre ed i due amici che erano con noi durante l’allenamento di martedì siamo stati aggrediti selvaggiamente ed immotivatamente da due brutali soggetti, coadiuvati poi da una terza di sesso femminile che mi ha colpito al petto mentre ero a terra inerme. Gli aggressori, non solo non hanno avuto remore a ridurmi nello stato in cui sono, con il serio e concreto rischio di compromettere definitivamente la mia carriera, ma prima ancora — fatto esemplare ed evidente delle loro intenzioni — hanno sbarrato la strada alla macchina che ci faceva da safety car per aggredire con incomprensibile ed ingiustificata ferocia il suo conducente. L’intervento mio e di mio padre per evitare il peggio al conducente è stato evidentemente di stimolo agli aggressori per dare ulteriore sfogo alla loro brutalità, confermata dall’utilizzo di un corpo contundente — verosimilmente un tirapugni — da parte di uno dei due che nel colpirmi ripetutamente, mi ha sfondato la parete orbitale dell’occhio destro”.
E ancora: “Preso atto dei soggetti che ci hanno aggredito, non resta altro che dare mandato all’avvocato Giovanni Maglione di Alassio affinché tuteli nelle competenti sedi me, mio padre e i due compagni di allenamento — rimasti tutti vittima della ferocia di individui senza scrupoli — per chiedere non solo la condanna dei colpevoli, ma anche il risarcimento dei gravissimi danni subiti”.
Si spera nella giustizia delle vie legali.