Pasquale “Lino” Sibillo: il latitante più ricercato del momento all’ombra del Vesuvio, il capo del clan dei baby-camorristi, finisce nuovamente nell’occhio del ciclone, ma stavolta per tutt’altro vicende rispetto a quelle alle quali il suo nome è stato accostato nelle ultime settimane.
“Se è vero che il ricorrente aveva preso parte alla serata in discoteca, unitamente al fratello Emanuele e a diversi amici, è anche vero che non risulta provato che fosse presente anch’egli proprio nel luogo e nel momento in cui insorse e si consumò la rissa, rissa che non è stata ripresa dalle telecamere perché verificatasi fuori dal loro raggio di azione”: questa la motivazione con la quale i giudici del Riesame motivano l’ordinanza con cui nelle scorse settimane hanno annullato, nei confronti di Pasquale Sibillo, l’ordinanza di custodia cautelare in relazione al reato di omicidio. Sibillo, introvabile dal 9 giugno scorso, resta ricercato per le accuse di associazione di stampo camorristico e finalizzata al traffico di stupefacenti, ma non più per l’omicidio di Maurizio Lutricuso, il giovane assassinato all’uscita di una discoteca a Pozzuoli al culmine di una lite per una sigaretta negata. Il Riesame, su istanza della difesa (avvocato Riccardo Ferone) che ha impugnato il provvedimento della Dda solo con riferimento all’imputazione di concorso in omicidio, ha condiviso la tesi difensiva: non c’è prova della gravità indiziaria.
Per il Riesame, le immagini delle telecamere che filmarono alcune scene dell’incontro tra la vittima e i suoi aggressori nel parcheggio della discoteca nella notte tra il 9 e il 10 febbraio 2014, «non consentono di ritenere che Pasquale Sibillo facesse ancora parte del gruppetto a partire dal successivo momento in cui Lutricuso, uscito dalla discoteca, si avvicina al gruppetto di giovani».
E la carenza di gravità indiziaria evidenziata dal Riesame appare come una premessa importante, «assorbente – ritiene il Tribunale della Libertà – rispetto alle eccezioni preliminarmente sollevate dalla difesa», relative alla mancata trasmissione dei filmati e dei fotogrammi su supporto digitale. E anche le intercettazioni, raccolte dagli inquirenti durante l’intensa attività di monitoraggio degli indagati, e che confermano la presenza di Sibillo nella discoteca e al suo esterno la notte in cui morì Lutricuso, non proverebbero che Pasquale Sibillo sia stato tra i sobillatori che concorsero nel delitto. Le telecamere non lo inquadrano, «per avventura assente» nei momenti clou della rissa sfociata nel sangue, Sibillo ha ottenuto l’annullamento dell’ordinanza per l’accusa di concorso in omicidio, ma non per le altre accuse che lo descrivono come capo dei baby-camorristi che stanno disseminando sangue e terrore lungo i vicoli del centro storico cittadino, per attuare l’ambizioso piano di conquista dell’egemonia del territorio.