L’immigrazione è un problema che tutto il Mediterraneo affronta da tempo.
Gente che farebbe carte false pur di cambiare vita, rifugiarsi in un Paese in cui non ci sono dittatori, né guerra, né fame.
E infatti molti le carte false le fanno davvero, oltre a vendere quel poco che hanno, come casa e vestiti, per poter attraversare deserti e confini, prima di rischiare ulteriormente di far parte dei “numeri” rimasti nel mare per sempre.
Anche l’arte è coinvolta in queste vicende: Sliema (Malta) e Sapri (Italia, provincia di Salerno) sono unite in un legame che la dice lunga sull’attualità degli ultimi anni, che accomuna tutto il Mare Nostrum.
Un murales che inizia da una parte e finisce circa settecento chilometri più in là.
Da una parte, nell’arcipelago del Mediterraneo, in particolare a Sliema, è raffigurato un migrante che ha metà corpo intento ad entrare in un tunnel, un buco buio, lo stesso buco da cui esce a Sapri, con la metà del corpo restante.
Quel buco è il futuro incerto, dove tuttavia ogni migrante si butta, non appigliato ad una piccola luce, ma addirittura al buio. Anche il buio è migliore della guerra.
“Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova”: nonostante questo proverbio sia presente in più o meno tutte le culture, la speranza che la vita dall’altra sponda del mare sia migliore è troppo grande. Vale la pena rischiare.
Dall’altra parte c’è chi accoglie gratuitamente, ospita, si fida, non giudica e offre; ma anche chi rinnega, ha paura, manda via.
Forse nei loro Paesi d’origine questo rifiuto non si sa. Per questo continuano a salire persone sui barconi, a morire durante il tragitto o una volta passati oltre, a sperare fino all’ultimo secondo che Poseidone sia clemente.
MTO è lo street artist francese autore del murales. Il titolo assegnato alla straordinaria ed emblematica opera è “The Mediterranean tunnel – Il tunnel del Mediterraneo“.