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L’ingiusta storia di Sabrina, omosessuale che lotta per i suoi diritti

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
17 Agosto, 2015
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L’ingiusta storia di Sabrina, omosessuale che lotta per i suoi diritti
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ragazza_sola

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Una famiglia che nasconde il “problema”, un ex marito che la allontana dai figli, quell’ancora di salvezza ritrovata nella sua nuova compagna. Sabrina (nome fittizio) ci racconta la sua vita e ci chiede una mano.

 

La mia è una storia complicata… All’età di 8 anni avevo già capito di essere lesbica, ma vivendo al sud, dove la maggior parte delle persone ha una mentalità chiusa, mi nascondevo. Spesso l’omosessualità mi sbucava fuori quando alle mie amiche piacevano i ragazzini, mentre a me piacevano le ragazze; ne ho avuto la conferma quando a 14 anni mi sono innamorata della mia migliore amica: purtroppo lei era etero e appena ha capito mi ha allontanata. Voleva solo divertirsi…

Da quel momento ho iniziato a fare mille stupidaggini: bevevo e facevo uso di stupefacenti, riuscendo ad avere qualche storiella di sesso lesbo.

Verso i 15 ho conosciuto il mio ex marito. Non ero innamorata di lui, ma per me era la mia unica strada di fuga, era l’unico che poteva allontanarmi da quella famiglia omofoba. Durante la nostra relazione lui ha scoperto tutto, ma come la maggior parte delle persone che mi conoscevano faceva finta di nulla…

Dopo tre anni sono rimasta incinta del mio primo bimbo: non l’ho presa bene… Mi davo i pugni nella pancia stupidamente, perché sapevo che quel bambino mi avrebbe legata a lui per sempre… Poi andavo ancora a scuola poiché ripetente di due anni.

Alla fine ho deciso di tenerlo e terminare gli studi, nonostante le mille difficoltà. Il 18.08.2008 nasceva Matteo… Era bellissimo e mi ha cambiato la vita, mi riempiva il cuore e se avevo lui non avevo bisogno di altro. Ero riuscita a soffocare la mia omosessualità dedicandomi solo a lui.

Però iniziavano i problemi con il mio ex: non riuscivo più ad avere dei rapporti sessuali con lui, ma non volevo che parlasse; quindi, di tanto in tanto, con la sofferenza nel cuore, lo lasciavo fare…

Ero lì, un corpo morto in balia del suo piacere fisico.

Tutto è cambiato quando sono rimasta incinta della mia bimba, nata il 24.06.2012. Anche quella gravidanza per me è stata traumatica. Avevo deciso di abortire per poi cambiare idea proprio quando tutto era già pronto. E lei, insieme a suo fratello, mi ha riempito la vita…

Poco dopo il mio ex ha perso il lavoro e ha deciso di trasferirsi. Io l’ho seguito: era l’occasione per allontanarmi da tutto e tutti, perché la mia omosessualità stava rispuntando… Ma appena trasferiti esplodo, inizio a rifiutarlo e ad avere storie extraconiugali; lui, pur sapendo, mi lasciava fare. L’importante era stare con lui, era questo il suo pensiero.

Da lì è iniziato il mio incubo. Riusciva a farmi violenza psicologica, riusciva a farmi ubriacare tutte le sere. Sapeva bene che da lucida l’avrei rifiutato, mentre da ubriaca riusciva a portarmi a letto.

Nel momento più buio ho conosciuto un’amica, una donna che mi è stata accanto come madre e che mi ha fatto capire che non avevo nulla di sbagliato, implorandomi di smettere di bere perché solo così sarei riuscita a dire basta!

Una sera lui è tornato a casa. Abbiamo messo a letto i bambini e come sempre ha preparato da bere. Io finalmente sono riuscita a dire di no. Lui non l’ha accettato e mi ha reso la vita impossibile.

In quel periodo nero per fortuna è arrivata lei… La mia compagna, la donna migliore del mondo, che mi ha preso per mano e mi ha fatto innamorare subito!

Una sera quindi, dopo che ormai era palese che avevo una storia, mi son messa a parlare con lui. Gli ho detto che volevo separarmi. Stranamente ha reagito bene, e io ero totalmente meravigliata dal suo comportamento… Mi ha detto che sarebbe andato tutto bene e che non mi avrebbe messo il bastone tra le ruote questa volta. Ma era tutta finzione…

Il giorno dopo ha chiamato mia madre e le ha raccontato tutto. Da quel momento è iniziato un incubo che ancora oggi sto vivendo. Tutti gli amici, i parenti, ma soprattutto i miei genitori si stanno coalizzando contro di me, rendendomi la vita impossibile, facendo di tutto per farmi passare per quella che non sono: “una cattiva madre“…

Mi hanno obbligata a visite psichiatriche e, nonostante le risposte siano sempre e solo “Signori, non è malata”, loro continuano a farne una dietro l’altra. I miei “genitori” hanno avuto la faccia tosta di presentarsi nella nuova città, dopo mesi che non avevamo rapporti, e lui li ha ospitati in casa mia, pur sapendo la mia contrarietà. Quindi per tre giorni sono stata costretta a non rientrare in casa e non avere la possibilità di vedere i miei bambini.

Una sera, dopo che finalmente i miei sono partiti, ho provato a rientrare, ma lui non mi ha aperto e quindi, visto che mi ha tolto le chiavi di casa, sono stata costretta a richiedere l’intervento dei carabinieri, che mi hanno fatta entrare.

La mattina seguente, lui mi ha svegliata alle 6 e mi ha buttato fuori di casa, costringendomi a questo punto di sporgere denuncia presso i carabinieri (anche se, a loro dire, non serve a nulla denunciarlo). C’è stata una colluttazione, perché volevo entrare in camera dei bimbi per salutarli e lui voleva impedirmelo. Nella querela è scritto tutto, anche il fatto che da mesi il mio ex non mette più un soldo in casa a parte l’affitto e le bollette, non si prende cura dei bambini. E sono costretta, con mille difficoltà, a farlo io, insieme alla mia compagna.

Avendo un lavoro stagionale che terminerà il 31 di agosto, mi vedo persa, ho bisogno di un lavoro per andare avanti e sostenere le spese.

Questa è la mia storia: lotto per i miei diritti di donna e mamma…

 

Sabrina cerca un lavoro nella zona di Imperia. Se qualcuno la aiutasse a trovarlo, gliene sarebbe veramente grata. Scrivete all’indirizzo e-mail [email protected]. Grazie.

Tags: aiutoappellobastacompagnadenunceex maritofigliingiustiziaintervistalavorolesbicamaritoOmofobiaomosessualitàquerelericattosabrinastoriaviolenza psicologicavita
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