A dir poco spettacolare è stato un matrimonio in Val di Non, negli scorsi giorni.
A raccontarlo è stato “l’Adige.it”, giornale online che ha diffuso in tutto il mondo di internet la straordinarietà di una cerimonia a cui non capita di assistere tutti i giorni.
In alcuni casi l’amore è cieco… Beh, in questo, invece, l’amore è sordo. E alla lingua delle persone sorde si adegua. In modo da essere sicuri delle promesse fatte l’un l’altro, oltre a condividere con i “normo-dotati” un’esperienza irripetibile e costruttiva.
A dire di sì, in lingua italiana dei segni, sono stati Giulio Matuella e Nataliia Iudina.
Lui è di Rallo in provincia di Trento e fa l’agricoltore; lei di Smila, in Ucraina centrale.
La loro storia d’amore è iniziata quando, quattro anni fa circa, Giulio si è recato in Europa orientale grazie alla sua passione per la fotografia. Tra uno scatto e l’altro, l’obiettivo del suo sguardo si è focalizzato sulla giovane donna bionda ed elegante nei modi, raffinata nel segnare.
Ma la distanza e le due diverse lingue (quella italiana ed ucraina dei segni) erano i grandi ostacoli mai apparsi insormontabili alla coppia di innamorati, gelosi del loro rapporto che hanno difeso con i denti e ostinati a prendersi a braccetto durante le difficoltà.
Le videochiamate a chilometri l’uno dall’altra e le rare occasioni in cui Giulio poteva raggiungere la sua metà stavano per compromettere la felicità di entrambi, costretti ad estenuanti conti alla rovescia per la successiva occasione di incontro, come soltanto chi ha vissuto storie a distanza può capire.
Allora Nataliia si è fatta forza, o meglio, ha trovato la forza nell’amore che la legava a Giulio, ha lasciato la sua terra e i suoi cari per trasferirsi in Italia, nella stessa città del fidanzato.
Ulteriori complicanze burocratiche hanno messo alla prova i due, prima che potessero finalmente “sigillare” il loro amore in un contratto di matrimonio. Avvenuto civilmente e celebrato dal vicesindaco di Predaia Lorenzo Rizzardi. Si è trattato di una celebrazione bilingue, in cui l’italiano era affiancato dalla Lis, grazie a un’interprete scelta appositamente.
Questo dettaglio assume una rilevanza ancora maggiore, se pensiamo che si colloca in un momento storico in cui alcuni gruppi cercano di far valere dallo Stato italiano la Lis come lingua a tutti gli effetti.