Diventare genitori è una delle esperienze più belle e soddisfacenti della vita.
Al momento del concepimento, c’è l’amore tra i due genitori, le dolci effusioni, il desiderio di allargare la famiglia e di movimentare un po’ la vita di coppia.
Durante i nove mesi di gravidanza, tra una nausea e l’altra, si inizia a immaginare il momento in cui quel marmocchietto dell’ecografia inizierà a muovere i primi passi, ad essere sempre tra i piedi quando ancora è piccolino, a quando saranno i genitori a rincorrerlo da adolescente, e così via. Il nome da attribuirgli, gli strumenti musicali da fargli imparare, lo stile verso cui indirizzarlo, sono tutti dettagli che impegnano quei giorni.
Gli ultimi tempi sono quelli più attesi, quando la borsa per trasferirsi in ospedale è sempre dietro la porta. Esci, “Vado un attimo soltanto a comprare la frutta”, pensi.
E, prima che ti possa rendere conto che le acque si stanno rompendo, ti ritrovi nel bel mezzo di una strada, con i tuoi dolori, la disperazione e un esserino che scalcia per venire al mondo.
È quello che è accaduto a Pizzo calabro, una cittadina di circa novemiladuecento anime, in provincia di Vibo Valentia.
Aveva fretta il bimbo, per fortuna in buone condizioni di salute, come la sua mamma.
La donna ha ventiquattro anni ed è di origini bulgare, ma residente da tempo nella città costiera.
Mentre molti mariti sono “costretti” dalle mogli a uscire dalla sala parto o a restarci stringendo le mani di chi è in travaglio, questo papà si è proprio “guadagnato” il bebè, che ha aiutato a uscire.
Il fagottino frettoloso è un maschietto.