È un giorno di dolore e rabbia per Torre del Greco.
È il giorno che impone di rivolgere l’ultimo saluto a Pietro Spineto, il ragazzo morto sabato scorso, mentre maneggiava una pistola in compagnia di un amico.
Funerali organizzati dall’intero quartiere dove il ragazzo viveva e dove ha trovato anche la morte. Una raccolta fondi spontanea che simboleggia il desiderio di unirsi, abbracciarsi e raggomitolarsi intorno a quella bara bianca, per farsi forza vicendevolmente e superare un momento sconcertante e doloroso per tutti, perché strazia un intero quartiere.
Una bara bianca portata a spalla dai ragazzi del rione, mentre altri sfilavano accanto mostrando un grande striscione con su scritto “Stop alle armi”. In molti indossavano magliette bianche che esibivano la foto del ragazzo e la scritta “Pietro vive”. Oltre 1.500 persone hanno voluto salutare per l’ultima volta il ragazzo ucciso forse per un tragico gioco dall’amico del cuore, ora accusato di omicidio colposo. Una tragedia per la quale è stato arrestato ieri sera anche il padre del minorenne con l’accusa di detenzione di arma.
Dura l’omelia del parroco della basilica di Santa Croce, don Giosuè Lombardo, che ha rimarcato “come al Sud si senta l’assenza dello Stato” e come sia alto “il numero di giovani senza lavoro”. “Non per questo Pietro si era perso. Lo conoscevo bene, frequentava il nostro oratorio.” “Pietro era un ragazzo che si aggrappava per non affondare.” Così lo descrive don Giosuè, tra la commozione dei presenti.
All’uscita del feretro un volo di palloncini bianchi e lunghi applausi hanno accompagnato il feretro di Pietro verso il suo ultimo cammino verso il cimitero.