Fin da subito gli inquirenti avevano palesato scetticismo in relazione alla dinamica dell’omicidio di Pietro Spineto, il ragazzo di 19 anni morto sabato sera a Torre del Greco e fornita dall’amico del cuore della vittima.
Una morte maturata in circostanze tutt’altro che chiare ed incapaci di trovare indizi o elementi utili in grado di avvalorare quella versione dei fatti secondo la quale proprio l’amico 15enne avrebbe ucciso Pietro seppur accidentalmente. Il colpo di scena è giunto ieri, allorquando il padre del quindicenne indagato per omicidio colposo, Armando Gaudino, 44 anni, si è presentato oggi alla polizia e ha indicato agli inquirenti dove si trovava la pistola semiautomatica calibro 7,65 dalla quale – mentre veniva maneggiata dal figlio di 15 anni – sarebbe partito il colpo che ha ucciso Spineto. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di detenzione e porto illegale di arma da fuoco. Gaudino, secondo gli investigatori sarebbe contiguo al clan Falanga. A lui contestano le ipotesi di reato di detenzione e porto illegale di arma clandestina. L’uomo, dopo le formalità di rito, è stato trasferito nel carcere napoletano di Poggioreale. La pistola è stata ritrovata dagli agenti del commissariato di polizia di via Sedivola, guidati dal primo dirigente Davide Della Cioppa nel cortile di una scuola elementare di Torre del Greco e aveva la matricola abrasa. Il padre del ragazzo da domenica scorsa era ricercato dalla polizia. Gli inquirenti erano convinti che l’uomo potesse conoscere particolari importanti per le indagini. A comunicare la svolta è stato l’avvocato del ragazzo, Sergio Lino Morra.
Ieri mattina invece, alla presenza del pm della Procura dei minori La Ragione, gli inquirenti hanno nuovamente ascoltato il quindicenne: «Un ragazzo distrutto – lo descrive il suo legale – che in più di una circostanza è scoppiato a piangere».
Nel corso dell’interrogatorio il giovane accusato di omicidio colposo ha confermato sostanzialmente quanto dichiarato poche ore dopo la tragedia, quando era stato convinto dalla madre a presentarsi alle forze dell’ordine per chiarire quanto accaduto. Il giovane aveva anche confermato agli inquirenti di sapere che l’arma trovata la sera della tragedia assieme a Pietro Spineto era del padre, sottolineando anche che il primo ad usarla dopo avere tolto il caricatore era stato proprio il diciannovenne, «esplodendo» in tutto cinque colpi andati a vuoto, prima del tragico epilogo. Circostanze queste, che dovranno essere confermate dagli esami dello stube effettuati nei giorni scorsi sia sulla vittima, sia sul minorenne indagato per omicidio colposo. Oggi si è svolta anche l’autopsia sul corpo della giovane vittima, i cui esiti sono attesi nelle prossime settimane.