Una storia, una vicenda, una realtà levigata da diversi e marcati colori, quelli peculiari dello sfruttamento, dell’omofobia e soprattutto della vergogna.
Questo è quanto emerge dalla denuncia pubblica di Arcigay Napoli che nelle ore precedenti ha reso noto l’increscioso episodio vissuto dal 21enne Gaetano D’Angelo, giovane vittima di una gravissima l’aggressione subita venerdì scorso.
Al giovane omosessuale napoletano è stata diagnosticata una prognosi di 8 giorni, presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Pellegrini di Napoli per una profonda ferita alla mano destra e varie lesioni al braccio sinistro.
Chi, come e perché ha provocato quelle ferite al giovane?
Gaetano lavorava presso un minimarket della zona di Materdei, dopo essere stato più volte insultato, anche pubblicamente, dalla figlia del proprietario e dopo essere stato apostrofato con termini alquanto coloriti, offensivi, denigratori e dispregiativi, davanti ad alcuni clienti del negozio, ha deciso di chiedere spiegazioni circa le offese a cui era continuamente sottoposto. La risposta è arrivata a colpi di stampella, quella canadese, sulla mano e sul braccio.
Il ragazzo è stato soccorso da una conoscente che abitava nei pressi dell’esercizio commerciale e ha poi sporto opportuna denuncia contro la sua ex datrice di lavoro.
Inoltre, Gaetano lavorava in quel minimarket a nero, senza aver firmato alcun contratto, per 100€ a settimana ed era sottoposto ad orari di lavoro quotidiano assolutamente irregolari: vittima dell’omofobia, vittima dello sfruttamento.
Attraverso la storia di Gaetano emergono degli stralci di quotidianità riconducibili alla vita di tanti, tantissimi giovani. Lavoratori precari, omosessuali, sfruttati dietro il facile alibi della crisi, aggrediti solo per quel diverso meccanismo, frutto della combinazione tra chimica ed emotività, che li induce a provare attrazione ed emozioni guardando negli occhi delle persone del loro stesso sesso.
Gaetano, icona inconsapevole di un mondo che gira al contrario e non perché non asseconda “le leggi della natura”, bensì perché ha consentito al marcio che logora quanto di buono ancora possa trainare l’umanità e la coscienza sociale verso una condizione più confacente alla “popolazione che vive nel terzo millennio”, di emergere, in tutta la sua gretta, riluttante ed inammissibile crudeltà.