Il 6 agosto 1994 ci lasciava un grande della musica italiana, potremmo apostrofarlo come fautore di una vera e propria rivoluzione musicale italiana. La sua carriera, infatti, vanta traguardi incredibili che, nel 2015, sembrano pura fantasia.
Ha inciso qualcosa come 230 canzoni, interpretato 38 film per il cinema e 7 per la tv, ha recitato in 13 spettacoli teatrali, condotto programmi, vinto quattro Festival di Sanremo, partecipato all’Eurovision Song Contest nel 1958 e portato a casa tre Grammy Awards.
Inoltre, se si può tranquillamente affermare che se gli italiani all’estero sono così favorevolmente accolti (con tutte le dovute eccezioni del caso) uno dei meriti principali va attribuito alla grande fortuna che la sua canzone Nel blu dipinto di blu, prontamente ribattezzata Volare, ha riscosso in tutto il mondo. Si, parliamo proprio del grande Domenico Modugno, e se pensi a lui, non puoi fare a meno di canticchiare “Volare“.
E’ innegabile. Ad oggi, non c’è ancora un vero e proprio cantante che sia così rappresentativo della tradizione tricolore musicale oltre confine. Quel motivetto che tutti canticchiano, quelle parole che spesso sentiamo nei film o in qualche programma televisivo che ha come protagonista un italo americano. E’ la leggenda.
L’artista pugliese, originario di Polignano a Mare, nato il 9 gennaio del 1928 e scomparso ben 21 anni fa a Lampedusa, è stato uno dei due cantanti italiani che sono riusciti a imporsi sul mercato discografico statunitense esprimendosi in lingua originale. Modugno, contestualmente è ricordato anche come uno degli artisti tricolori che hanno venduto di più al mondo, con oltre 60 milioni di dischi sparsi per il Globo.
Ha subito seguito la sua passione per l’arte, per il cinema e non si è mai tirato indietro di fronte alla grandezza del suo sogno. Anche se era faticoso, anche se non era semplice e così facile, decise di trasferirsi a Roma dopo il servizio militare e di tentare il concorso per attori al Centro Sperimentale di Cinematografia. Fu ammesso, e vinse successivamente la borsa di studio come migliore allievo della sezione di recitazione. Nel 1951, tra le sue prime esperienze sul grande schermo, appare in Filumena Marturano di Eduardo De Filippo.
Le sue prime canzoni sono in dialetto pugliese e siciliano, e raccontano figure di uomini comuni e storie disperate, dai minatori e pescatori ai cavalli diventati ciechi e spinti a morire nel sole rovente dopo il buio delle miniere. Poi, qualche anno dopo, arriva il momento che avrebbe rivoluzionato la sua carriera intera. Facciamo riferimento alla sua partecipazione al Festival di Sanremo, che gli procurerà un vero e proprio boom della vendita discografica.
Successivamente, Modugno negli anni ’80 si impegnò anche in politica, schierandosi con il Partito Radicale in una serie di battaglie civili a favore dei disabili, venendo eletto nel 1987 come parlamentare.
Domenico Modugno è divenuto così uno dei simboli dell’italianità all’estero, nonché uno degli interpreti più celebri della canzone italiana, configurandosi come uno dei primi cantautori del Paese, atipico nella sua scelta privilegiata del dialetto e il suo grande interesse per il mondo delle arti nel suo complesso.
Per questo lo ricordiamo ancora oggi con grande affetto, e un pizzico di malinconia, perché difficilmente troveremo oggi artisti di questa portata e talento.