Sette lunghi giorni è durata l’agonia del padre Aziz, che non riusciva più a mangiare né a dormire. Il dolore di un’intera famiglia straziata dalla lontananza di un figlio cresciuto con tanti sacrifici, a cui si è accostato il calore di una comunità esemplare: quella dei musulmani della provincia di Lecce e di tutta l’Italia.
Sunniti e sciiti si son presi per mano e hanno risposto all’appello del papà del ragazzino quattordicenne, la cui storia avevamo raccontato qui: AAA Cerchiamo Osama.
Il giovane, nato in Italia ma di origini marocchine, si era allontanato da casa nella disperazione dei genitori, che non riuscivano più a rintracciarlo nemmeno telefonicamente (tra l’altro, il cellulare lo aveva lasciato a casa). Nessuna frase pronunciata fuori posto, nessuno screzio in famiglia, nessun indizio o comportamento che facesse pensare a un allontanamento volontario.
Scomparso da Salice Salentino il 28 luglio e ritrovato ad Aversa (Caserta) il 4 agosto.
Segnalazioni da Roma erano giunte alle autorità, che hanno prontamente aggiornato la guida spirituale dei musulmani di Lecce, l’imam Saifeddine, che, attraverso la sua bacheca pubblica di Facebook, manteneva informata tutta la comunità sui probabili spostamenti del piccolo.
Dopo un’intera giornata, finalmente la famiglia si è unita di nuovo in uno stretto abbraccio.
Non è ancora chiaro il motivo della fuga, se ci sono altre persone coinvolte nella vicenda o se si è trattato soltanto di una “marachella” propria del carattere giocherellone di Osama. In qualsiasi caso, i genitori si sono da tempo dichiarati pronti a perdonarla. Intanto continuano le indagini.
Resteranno delusi, invece, coloro che lo consideravano partito per arruolarsi tra le milizie dell’Isis, soltanto per “colpa” della sua fede.
Speriamo che, in tutto ciò, questi pregiudizi possano aver trovato modo di essere troncati una volta per tutte.