Striscioni, palloncini bianchi e azzurri e soprattutto lacrime, pregne di dolore e rabbia, accompagnano il feretro di Luigi Galletta, nel giorno del funerale, il giorno più triste e difficile, quello che rimarca e sancisce la rassegnata consapevolezza che quella vita adagiata in una bara non c’è più. Davvero non c’è più.
Una gremita folla ha preso parte alle esequie nella chiesa di Santa Caterina a Formiello, in Via dei Tribunali, nel cuore di quel centro storico animato dalla nuova e cruenta guerra di camorra che vede contrapposti “i vecchi capi” e i baby-camorristi. Le nuove leve, ragazzi giovani, giovanissimi, che non ne vogliono sapere di sporcarsi le mani di grasso per guadagnare “pochi spiccioli”, utili per tirare a campare, ma non per vivere nell’agro, peculiare del benessere e dello sfarzo.
Tantissimi i giovani colleghi di Luigi, giunti a tributargli l’ultimo, commosso saluto con la tuta da lavoro, divenendo, così, dei testimonial inconsapevoli della forza e del coraggio che animano quella vita da perseguire all’insegna dell’onestà, alla quale, “quelli come Luigi”, nonostante tutto, seguitano ancor ad ambire, in una città come Napoli, in un quartiere in balia del crimine.
Le indagini hanno appurato che Luigi, durante quella che oggi sappiamo essere stata l’ultima mattina della sua vita, è stato aggredito nell’officina nella quale lavorava e poi freddato in serata da due uomini in scooter, perché si sarebbe rifiutato di truccare i motorini del clan Sibillo.
“Uno sgarro” che ha pagato con la vita, Luigi.
Un coetaneo dei baby-camorristi che si guadagnava da vivere lavorando come meccanico e che non ha voluto scendere a patti con i baby-camorristi e per questo, i baby-camorristi, lo hanno ucciso.
Al termine della funzione religiosa, il carro funebre ha attraversato Via Carbonara per poi raggiungere i vicoli dove Luigi ha trascorso la sua breve vita. L’officina, la sua abitazione. Di questi luoghi era composto il mondo di Luigi.
Una volta che il corteo è giunto nei pressi dell’abitazione del giovane, la bara è stata portata a spalla sotto al suo balcone, tra gli applausi della folla.
Luigi, i suoi 21 anni, la sua storia di vita ed anche la sua storia di morte, ci lasciano in eredità un monito imprescindibile che non può e non deve essere seppellito insieme alla sua bara.