La nota dicosteca di Riccione, Cocoricò chiusa per 4 mesi. Lo ha deciso il questore di Rimini, Maurizio Improta. Il provvedimento è stato adottato in base all’articolo 100 del Tulps (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) in seguito alla morte, avvenuta il 19 luglio, di Lamberto Lucaccioni, il 16enne di Città di Castello ucciso da un’overdose di ecstasy.
La tragedia era avvenuta un paio di settimane fa. Il giovane si trovava nel locale con gli amici quando si è sentito male intorno alle 4 del mattino. Soccorso da un’ambulanza del 118, era morto poco dopo in ospedale.
«Il provvedimento ha lo scopo di fornire tutela ai minorenni – si legge in una nota della Questura -, persone certamente più fragili e vulnerabili rispetto alle altre e, per tale motivo, soggette ben più di altre a sfruttamento ed abusi da parte di altri soggetti».
“Di certo, per la gestione del Cocoricò, la chiusura del locale per 4 mesi decisa dal Questore di Rimini è una sanzione enorme, che consta la perdita di una quantità ingente di lavoro per i dipendenti e di danaro. Ferma restando confermata la stima, mia personale e dei miei assistiti, verso le istituzioni tutte e, in particolare, in questo caso, verso il Signor Questore di Rimini” – si legge in una nota dell’avvocato Alessandro Catrani, legale del Gruppo Cocoricò – siamo sinceramente ‘sorpresi’ per l’entità enorme della sanzione adottata, giunta fra l’altro al termine di un lungo linciaggio mediatico senza precedenti “.
Ovviamente, la tragica vicenda consumatasi all’interno della discoteca, non poteva passare inosservata. Non si può barattare qualche ora di sballo col rischio di perdere la propria vita, ed è giusto trasmettere un forte segnale agli adolescenti. Ma chiudere la discoteca rappresenta davvero la soluzione? Il problema dello spaccio è circoscritto dentro le mura del locale?
A porsi queste domande anche dj Aniceto, già membro della Consulta Antidroga al dipartimento governativo a palazzo Chigi: “Chiudere il Cocoricò è pura follia. La cosa più triste di tutta questa triste vicenda è che non si riesca a divertirsi se non stordendosi, bevendo, impasticcandosi. Pare che non esista alternativa allo sballo come se la vita non fosse in grado di offrire ben altre evasioni e divertimenti esaltanti. A me spiace tantissimo per questi ragazzi, potrebbero divertirsi. In mille altri modi più belli, salvaguardando la loro salute, ma non è nemmeno colpa loro, semplicemente ignorano il male che possono fare queste sostanze. Ma chiudere il Cocoricò è pura follia. È una delle discoteche più controllate d’Italia, con più telecamere, buttafuori e sicurezza, e con un presidio medico per tutte le evenienze. Spende più di 150.000 euro all’anno per questo. Chi pensa ai dipendenti?“.
Intanto, è ancora un weekend blindato sulla riviera romagnola: i controlli sono stati intensificati tra Rimini e Riccione per i servizi straordinari predisposti dalla Questura e pianificati in Prefettura. 92 gli uomini impiegati tra squadra mobile, reparti prevenzione crimine, volanti, polizia stradale, polizia ferroviaria, reparto mobile di Senigallia, carabinieri di Rimini e Riccione, polizia municipale.
Nei pressi dei locali notturni i poliziotti hanno identificato e segnalato diversi ragazzi in possesso di stupefacenti e sequestro di oltre 200 articoli di merchandising di una nota discoteca di Riccione, elevate sanzioni per 500 euro. Un 20enne residente a Lodi è stato arrestato dalla polizia per spaccio di una considerevole quantità di hascisc, ecstasy, ketamina, cocaina, marijuana, divisa in dosi. I carabinieri di Riccione invece hanno arrestato un napoletano di 27 anni mentre, nei pressi della stazione, avvicinava i giovani in attesa delle navette per le discoteche offrendo loro ogni tipo di droga.
Ancora una volta dunque è lecito chiedersi: chiudere il Cocoricò placherà il consumo e lo spaccio di stupefacenti?