Uno dei modi più celeri ed efficaci che la tecnologia moderna consegna per “conoscere qualcuno che non si conosce” è consegnato, senza alcun dubbio, dai social network.
Basta digitare il nome della persona “incriminata” nell’apposito riquadro et voilà: si apre una finestra sul mondo di uno sconosciuto.
L’account facebook di una persona, difatti, rivela tanto: attitudini, interessi, relazioni, professione, titolo di studio e se si è particolarmente fortunati, talvolta, è possibile riuscire a sbirciare anche status, post, pensieri condivisi che in maniera ancor più esplicita aprono uno squarcio dal quale è possibile intravedere l’indole di una persona in maniera ancor più nitida.
All’indomani della morte di Gaetano La Marca, il 19enne che ha perso la vita nell’incidente maturato poco prima dell’alba di domenica mattina, lungo la statale SS162 all’altezza dello svincolo di via Argine, è così che ho cercato di capire chi era quel giovane moro sul colpo, nel bel mezzo di una notte di piena estate.
Sbirciando il suo profilo di facebook.
Gaetano era senz’altro un ragazzo riservato, perché poco o nulla amava condividere con “gli sconosciuti”. La finestra dalla quale Gaetano lascia scorgere tuttora il suo mondo, ti sbatte in faccia una foto che urla tutto l’amore che legava il giovane ragazzo alla sua terra: il sole, il mare, il Vesuvio alle spalle, lo ritraggono adagiato sulla celeberrima ringhiera del lungomare Caracciolo. Occhiali da sole, capigliatura che esibisce un ciuffo “al passo con i tempi”, confacente alla moda del momento, tanto in voga tra i giovani, jeans, t-shirt, espressione seriosa. Una foto postata sul social il 27 giugno e che mai sarà destinata a cedere il posto ad una nuova immagine del profilo.
Le foto al mare e in discoteca con gli amici, raccontano la consuetudine di un ragazzo come tanti, così come l’immagine di copertina omaggia un’altra passione ampiamente condivisa dai ragazzi della sua età: il calcio.
Già, Gaetano era un patito di calcio, questo traspare in maniera più che eloquente dal tracciato virtuale che racconta il ragazzo che è stato: il Napoli, la sua squadra del cuore, un grande amore. Finanche un tributo a Ciro Esposito traspare da quella carrellata di foto, quell’angolo azzurro con il quale, adesso, si ritroverà a guardare le partite del Napoli, da lassù.
L’amore di Gaetano per il calcio non è sfuggito all’Acd Sangennarese, squadra del paese d’origine del ragazzo di cui era un gran tifoso. La società ha appreso con commozione della scomparsa del giovane ed ha diramato una nota per esprimere il proprio cordoglio: «Apprendiamo dagli organi d’informazione la tragica notizia. Se ne va un ragazzo “pulito”, perbene, un concittadino, un tifoso. Ti conoscevamo bene, non saltavi una partita e spesso ci seguivi pure in trasferta. Tra poco comincerà la preparazione e tu come sempre saresti stato lì a chiedere di nuovi acquisti e obiettivi stagionali. Sappi che ogni vittoria, ogni goal ed ogni gioia sarà per prima dedicata a te; da oggi in Paradiso abbiamo un altro tifoso».
Il dolore e lo sconcerto per la morte del 19enne dilagano non solo attraverso le pagine virtuali dei social, ma anche lungo le strade di San Gennaro Vesuviano, paese in cui il giovane è nato e vissuto e si estende anche alle cittadine limitrofe.
Gaetano era un giovane benvoluto e quella morte, tanto violenta quanto istantanea, che l’ha sottratto alla vita, ha davvero sconvolto l’intera comunità vesuviana.
Intanto, l’attenzione degli investigatori verte su Arcangelo Ambrosio, il 21enne di San Gennarello di Ottaviano che era alla guida della Fiat Palio uscita fuori strada e che ha subito l’amputazione di una gamba.
L’alcoltest effettuato sul giovane è risultato positivo: tre volte superiore ai limiti consentiti dalla legge, 1,60 gr/lt (0,50 valore massimo consentito).
Il 21enne rischia ora un procedimento penale per omicidio colposo, lesioni colpose aggravate e guida in stato di ebbrezza. Indagato anche il giovane G. F. alla guida della Golf, con l’accusa di omicidio colposo e lesioni aggravate.
Una tragica notte di sangue consumatasi lungo la strada del ritorno, nell’ambito di un sabato sera, rivelatosi essere l’ultimo e fatale per il 19enne.
Una tragedia che Gaetano La Marca ha condiviso con Gaetano La Marca, suo omonimo nonché cugino, attualmente ricoverato all’ospedale Cardarelli in condizioni non gravi e proprio la sua testimonianza sta aiutando gli inquirenti a ricostruire quei concitati attimi che hanno spento per sempre la vita di un 19enne.