Una bambina di 5 anni, Luna T., è morta in ospedale a Camerino (Macerata) dopo essere stata travolta dalla porta di un campetto di calcetto, forse fissata male. E’ successo a Esanatoglia, durante la festa della birra.
Luna è morta mentre giocava in piazza con altri bambini.
Una condizione incomprensibile, per molti. Una notizia che allarma e non poco la coscienza di chi si porta cucite negli occhi scene che ritraggono bambini che destreggiano i loro giochi tra la precarietà di strutture flebili e l’impossibilità di ambire ad una condizione più “solida” e sicura.
“I miei bambini”, i bambini del parco Merola, poco più di tre mesi fa, mi hanno consegnato questo stato d’animo, mi hanno insegnato che “consono tutti uguali i giochi dei bambini”, allorquando mi hanno presa per mano e mi hanno condotto tra le strutture che accolgono i loro giochi. Quelli che si consumano tra gli androni di palazzi pericolanti e un campo di calcio in cemento, intervallato da ferri arrugginiti che ricordano le sagome di quelle che un tempo volevano essere delle porte di calcio.
Porte come quella franata sulla vita di Luna, stroncandola.
I bambini mi hanno raccontato che, anche nel loro caso, si videro costretti a richiedere l’intervento dei più grandi per rimuovere quei pali vacillanti, dalla cui incerta stabilità grondava tutta la palpabile imminenza del pericolo che aleggiava sui loro giochi. Quei bambini hanno avuto l’astuzia di correre ai ripari, una volta fiutato il pericolo. O, più semplicemente, forse, hanno solo avuto la fortuna necessaria per poter attuare “la messa in sicurezza” del loro campo di gioco, prima che fosse troppo tardi.
Adesso, quella distesa di cemento grigio che presenta i tratti somatici di un ibrido tra un abbozzo di pista di pattinaggio e un campo di calcio, crivellato da buche, crepe e ferri arrugginiti, consuma le sue giornate così, tra rimbalzi e schiamazzi, prudenti, forse, finanche abituati a dribblare il pericolo, in attesa di accogliere la tanto attesa messa in opera dei lavori che condurrà alla nascita di un campo di calcio più degno di questa definizione e che consegnerà a quei bambini l’inedita ed inesplorata emozione di giocare liberi dall’allarmante e costante consapevolezza di prestare attenzione a dove mettere i piedi.
Una vicenda, quella della morte di Luna, che racconta, rivendica ed urla una condizione di disagio così assordante da non poter essere ignorata e che con desolante veemenza richiama l’attenzione di chi ha il diritto e il dovere di salvaguardare i giochi dei bambini.
Un incidente, una sciagura, una fatalità. La morte giunge senza preavviso e non guarda in faccia a nessuno. Questo è notoriamente comprovato.
Ma, i bambini devono rappresentare “il sole” della vita, non possono e non devono morire come “Luna”.