Sventati gli imbrogli sulla gestione della cooperativa “La Primavera III”. Milioni di euro venivano erogati dallo Stato, per retribuire lavori mai svolti, servendosi di falsificazioni sui registri delle presenze e false fatture per forniture inesistenti.
A lucrare sul tutto c’era la camorra che incassava una percentuale sui salari dei lavoratori. Lo ha stabilito una perquisizione effettuata dai militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. Si ipotizzano i reati di associazione a delinquere con finalità camorristica e truffa ai danni dello Stato e della Provincia.
L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, seguita dal pm Henry John Woodcock, ha coinvolto 24 tra dirigenti e soci della coop, e alcuni funzionari della Provincia di Napoli. I dipendenti della cooperativa di ex detenuti, come dichiara un pentito, ”non si recavano mai al lavoro ma venivano regolarmente pagati”.
Un collaboratore di giustizia, Antonio Della Corte, ex detenuto, ammette che la coop di ex detenuti era sotto il controllo di organizzazioni camorristiche ”radicate nella città di Napoli” a Forcella, nei Quartieri Spagnoli e nel quartiere Vasto-Arenaccia. Ha dichiarato che in passato il sistema della coop era gestito dal clan Giuliano di Forcella, a cui è poi subentrato il clan Contini. Intanto sono in atto verifiche esistenti sul legame dei Contini con la politica.
Gli ex detenuti avrebbero intascato denaro stanziato dalla legge di stabilità 2014 senza svolgere lavori socialmente utili. Decine di milioni di euro finivano nelle tasche dei Contini ed eventualmente di personaggi politici.