Roma, negli ultimi tempi, si presenta come una città sommersa dai rifiuti.
Una condizione tristemente nota alla città di Napoli che, tempo addietro, ha vissuto il medesimo disagio.
I napoletani, o meglio, “certi napoletani”, tuttavia, esultano e si sfregano le mani gustando le scene delle strade capitoline sommerse da montagne di spazzatura che spopolano sul web, fino a riempire perfino le pagine dei giornali internazionali.
“Stamo a diventà come Napoli”. Di contro, affermano “certi romani”.
Già, perché sarà anche vero che le immagini più impietose ed indecorose in materia e che sono rimaste irrimediabilmente e maggiormente impresse nell’immaginario collettivo, risultano essere proprio quelle che ritraevano il golfo coronato dal Vesuvio che abbracciava migliaia di sacchetti, dai quali trasudavano copiosi rifiuti, ma, “quei romani” palesano la medesima e becera ignoranza di “quei napoletani”, arenandosi in beghe tanto squallide quanto imbarazzanti al cospetto dell’ennesimo disastro ambientale che non assegna un punto a favore di una regione, piuttosto che l’altra, bensì decreta una sconfitta per una nazione intera ed ancor più per l’umanità tutta.
Analogamente, noi napoletani, dovremmo esser capaci di comprendere più e meglio di chiunque altro cosa si prova, si respira e si vive al cospetto di quel cumulo di mortificante fetore. Gioire delle disgrazie altrui, non è mai sinonimo di un atteggiamento costruttivo/educativo. In questo caso, lo è meno che mai.
E che a fomentare odio, dissidi, comprovate e ben note ruggini tra due popoli notoriamente in contrasto, siano i cosiddetti “media”, quelli che di fatto lo sono e quelli che arbitrariamente si arrogano il diritto di comportarsi come tali, avvolge la vicenda in un’ombra di ancor più fitta vergogna.
La realtà, le circostanze impongono che risulterebbe più appropriato ed opportuno ripulirsi gli occhi dall’ottuso e subdolo livore che anima “la brama di sciagura” rivolta ai romani, ai settentrionali e a tutti gli uomini che ci imponiamo di dover odiare, perché vivono in “città nemiche” e, piuttosto, incamerare concentrazione, intelletto e buon senso verso una direzione che confluisce in una conclusione ben più dura da digerire: le ecomafie hanno generato e seguitano ad alimentare un disastro ambientale di portata indicibile, dal quale, proprio nessuno al mondo, può sentirsi incolume.
Noi, campani, napoletani, proprio noi, meno di chiunque altro.