Spesso, scherzando, c’è chi asserisce che in Italia valga la pena commettere reati perché, una volta dietro le sbarre, sono garantiti almeno un posto in cui dormire e dei pasti quotidiani.
Non è proprio così, soprattutto a Santa Maria Capua Vetere (Caserta), dove a mancare è proprio il bene più prezioso, assai più del cibo: l’acqua.
La struttura, costruita una decina di anni fa circa, infatti, non è mai stata allacciata alla rete idrica pubblica.
In particolar modo in un periodo di straordinario bisogno di un’eccessiva quantità di liquidi, per lavarsi, rinfrescarsi e abbeverarsi, in quest’estate da bollino rosso, un problema di questo tipo necessariamente richiede un allarme.
Per questo motivo i detenuti non sono rimasti in silenzio, provocando dei disordini interni alla casa circondariale, che fortunatamente hanno avuto un’eco risuonata anche per le strade, fino a raggiungere i media e, attraverso questi, le persone di competenza ai vertici politici.
Gli avvocati di chi sta trascorrendo questi momenti in carcere hanno richiesto uno sconto di pena per i propri assistiti, in quanto già da tempo la dignità dei detenuti era messa a repentaglio un po’ in ogni regione italiana, a causa delle tensioni tra alcuni compagni di cella, ma questa volta non è colpa di chi è rinchiuso: ben millecinquanta i detenuti che hanno firmato l’istanza presentata al magistrato di sorveglianza. La proposta, nello specifico, consiste in una riduzione della pena di un giorno per ogni dieci trascorsi in condizioni disumane, o in alternativa nella cifra di otto euro rimborsata a ogni detenuto.
“Ogni giorno – ha spiegato al Corriere l’avvocato Nicola Garofalo, responsabile della commissione per i diritti dei detenuti della Camera Penale – l’amministrazione penitenziaria spende parecchi euro per acquistare l’acqua da imprenditori privati: due litri di acqua vengono distribuiti ad ogni detenuto per bere, il resto arriva con le autobotti che riempiono il pozzo che alimenta il carcere. I contratti di fornitura vengono firmati periodicamente, l’ultimo è stato siglato qualche giorno fa e scade il 15 settembre. A soffrire di più sono i 50 detenuti del reparto Tamigi, al quarto piano, dove l’acqua non arriva quasi mai. La mattina inoltre ci sono parecchi problemi in tutta la struttura, così, contravvenendo al regolamento del carcere, i detenuti vengono fatti lavare in altre ore della giornata costringendo anche gli agenti a cambiare turni. Nei prossimi giorni verranno anche fatte delle analisi sulla salubrità dell’acqua. La situazione è invivibile anche perché il carcere è sovraffollato di oltre un terzo”.