Mister Boskov, uomo di calcio, di quel calcio “vecchio stampo”, le cui freddure hanno scritto alcune tra le pagine più ironiche e lungimiranti della storia dello sport più amato e seguito al mondo.
Quell’allenatore tanto acuto quanto esperto, rifiutò l’acquisto di un grande bomber, pronunciando una delle sue frasi leggendarie: «Inzaghi? Ho Imbriani»
Questa fu la replica dell’allenatore azzurro all’offerta prospettatagli da Ferlaino.
Super Pippo non aveva ancora conquistato il suo posto di rilievo nell’olimpo degli dei del calcio, ma quanto mostrato durante la militanza tra le fila del Parma della famiglia Tanzi, lasciava ben presagire che di lì a poco il suo talento sarebbe esploso.
Tanzi, grande amico dell’Ingegnere Ferlaino era più che ben disposto a cedere quel gioiellino al Napoli.
Tra quell’acquisto e la palpabile mitragliata di gol che per innumerevoli stagioni ha animato la carriera di Inzaghi, s’interpone quell’iniezione di fiducia che l’allenatore serbo, che aveva vinto lo scudetto con la Samp nel ’91, volle imprimere al giovane Carmelo Imbriani.
«Sono fratellini, vanno d’accordo in campo e fuori. Guardate Agostini e Imbriani». Così parlava Boskov di quel gracile ed umile ragazzo di provincia.
Partì sparato, quel Napoli, nel campionato ’95-’96, proprio per merito di due gol di Imbriani ad Atalanta e Inter.
Poi, il diciannovenne Carmelo da San Giovanni da Ceppaloni, iniziò a segnare a singhiozzo. E la sua storia all’ombra del Vesuvio diventò più difficile. Super Pippo conquistò la gloria e la fama del fuoriclasse nella Juve e nel Milan; Imbriani cominciò a girovagare tra squadre di B e C1.
Poi, Imbriani ha intrapreso la carriera di allenatore che lo ha portato ad approdare sulla panchina del Benevento, ultimo club nel quale ha militato da calciatore. Allenava i giovani quando è stato chiamato dal patron Vigorito per sostituire Simonelli. Sembrava una soluzione-ponte, si faceva già il nome di Cuccureddu, però i giallorossi hanno vinto la prima con Carmelo, 36 anni, e la società ha deciso di dargli fiducia. Tre successi di fila e l’obiettivo di recuperare posizioni in classifica, assicurandosi la salvezza e forse qualcosa in più.
Imbriani, umile e garbato come da calciatore, quando affrontava con il suo passo veloce i grandi difensori della serie A, raccontò così l’incipit di quella carriera che sembrava strizzargli l’occhio: «Sono davvero molto contento, volevo iniziare proprio così questa esperienza. Ho visto calciatori molto motivati, stiamo dando tutti il massimo per il Benevento.».
Lui, giovane tecnico, ha sostituito Simonelli, detto “il Professore” perché laureato in filosofia. I suoi primi allenatori nel Napoli sono stati due Signori della panchina: Lippi lo ha fatto esordire in A, alla fine del campionato ’93-’94, chiuso dagli azzurri al sesto posto nonostante la disastrosa situazione economica del club; Boskov stravedeva per lui, voleva farne il nuovo Vialli.
Oggi, con il senno di poi, possiamo serenamente concludere che il tecnico serbo aveva carpito che Carmelo era un ragazzo speciale.
Poteva avvenire in veste d’allenatore quel riscatto che Imbriani non riuscì a perseguire sul campo, da calciatore, per ripagare le aspettative e la fiducia che mister Boskov aveva riposto in lui.
A me piace pensare che sia questo l’epilogo della partita che entrambi, adesso, stanno disputando in paradiso. Chissà quanti consigli, il saggio mister Boskov, starà dispensando a quell’acerbo e caparbio allenatore che un tempo già fu il suo pupillo.