Continua il nostro viaggio alla scoperta della Fede Bahá’í, nata in Iran e diffusasi in Italia e nel mondo. In poche tappe conosceremo le basi di questa realtà; chi volesse approfondire è libero di farlo… Ecco il link della PRIMA PARTE dell’intervista: https://www.napolitan.it/2015/07/07/26176/fratelli-ditalia/viaggio-intorno-alla-fede-bahai-parte-1/.
Sei cresciuto/a in un ambiente religioso?
Fedele 1: “Sì, prima ero religiosa, la mia famiglia mi ha cresciuta con dei valori spirituali, in una cultura prettamente cattolica”.
Fedele 2: “Sì, prima ero credente, come la stragrande maggioranza degli italiani ero nato cattolico; io ero quello che si poteva definite un “praticante”: andavo la domenica a Messa, leggevo gli scritti sacri e li studiavo”.
Parlami del tuo rapporto con la religione nel corso della tua vita – come ti sei avvicinato/a a questa fede?
Fedele 1: “Ho conosciuto la fede tramite un mio compagno di scuola del liceo. Verso i 14 anni posso dire di essermi messa alla “ricerca della verità”, analizzando alcuni concetti del credo religioso con cui ero stata cresciuta e trovandone insoddisfacenti e inadeguate le risposte alle domande che mi ponevo. La mia ricerca e l’affetto verso quel compagno di scuola, che in seguito è diventato il mio ragazzo, mi ha portata a partecipare alle attività della comunità bahá’í della mia città, in particolare fire-side su diverse tematiche spirituali. Questo, insieme alla lettura di alcuni dei libri di Bahá’u’lláh, di Abdu’l-Bahá e di Shoghi Effendi, mi ha permesso di comprendere i messaggi principali della Fede Bahá’í, nella quale non solo ho trovato le risposte che cercavo ma anche una nuova visione della realtà non in contrasto con il mio pensiero logico razionale”.
Fedele 2: “Ho conosciuto la fede Bahá’í nel 2012. La mia passione per le religioni mi ha portato a studiare i testi delle altre: più studiavo e più nasceva in me la curiosità di saperne sempre di più; ebbi in quel periodo una crisi di fede, abbandonai la Chiesa e mi dedicai a ricercare la verità indipendentemente e senza pregiudizio, e lì conobbi la Fede Bahá’í. Per due anni lessi opuscoli, libri, feci ricerche su internet e mi avvicinai sempre di più alla fede. La decisione di dichiararmi la presi il 24 Luglio 2014, quando, con altri giovani Bahá’í, ero diretto alla Conferenza Giovani di Pisa. Purtroppo nel viaggio abbiamo avuto un incidente stradale: quell’incidente cambiò la mia vita e mi fece maturare la decisione di dichiararmi. Nei giorni passati in Ospedale, oltre all’affetto degli amici e parenti, ebbi con me il libro “Le lezioni di San Giovanni d’Acri”, che mi ispirò notevolmente e che mi fece accettare la Bellezza Benedetta come la Manifestazione di Dio per questa Era. Mi dichiarai il 15 Ottobre 2014, e ogni giorno che passa sono sempre più fiero della mia scelta e felice per aver abbracciato la Causa di Dio”.
Cosa bisogna fare per convertirsi?
Fedele 1: “Il riconoscimento di Bahá’u’lláh come manifestazione di Dio per quest’epoca è ciò che identifica un Bahá’í. Nel momento in cui una persona dichiara di aver accettato Bahá’u’lláh può comunicarlo ad un amico o direttamente all’assemblea spirituale locale più vicina. Verrà quindi inserito nelle liste dei fedeli e godrà dei diritti di un bahá’í quali la possibilità di votare e di essere eletto. Non esistono dei riti”.
Com’è cambiata la tua vita dopo la conversione, nel rapporto con te stesso/a e con gli altri, con la tua famiglia e gli amici?
Fedele 1: “La mia vita sta cambiando ogni giorno, perché aumenta la comprensione degli scritti e la capacità di trasformare in azione quei principi che sono alla base della fede Bahá’í. Ho sperimentato per la prima volta la forza rigenerante del digiuno, e ne ho capito il grande significato spirituale che prima non riuscivo a vedere. La preghiera quotidiana è qualcosa che ho mantenuto dalla mia educazione cattolica. La festa comunitaria che viene celebrata ogni 19 giorni, invece, si scosta di molto da ciò che ho conosciuto nella mia infanzia e adolescenza, infatti queste feste con la loro componente sociale ed amministrativa, oltre che spirituale, mi rendono consapevole di far parte di una comunità dove ciascun individuo può e deve portare il suo contributo attivo. Lo spirito bahá’í di ricerca delle proprie qualità e capacità per individuare il modo con cui ognuno può servire al meglio l’umanità dando il suo prezioso contributo, è una spinta al miglioramento continuo sia sul piano spirituale sia su quello materiale e rappresenta per me anche uno sforzo per mettere da parte le scelte egoistiche ed egocentriche verso azioni che tengono conto degli altri e del benessere delle altre persone. Il principio base della fede Bahá’í è l’unità del genere umano. Questo principio influenza sicuramente i miei rapporti con gli altri, c’è un continuo sforzo nella creazione di unità in qualsiasi ambiente io frequenti (dal lavoro, alla famiglia, al gruppo di amici il sabato sera). Il cercare di evitare la maldicenza e di vedere ogni persona come “una miniera ricca di gemme di inestimabile valore”, con le parole di Bahá’u’lláh, ha migliorato sicuramente i miei rapporti con le persone ed ha aumentato la consapevolezza che la creazione di un cambiamento nella società nasce dall’impegno di ogni singola persona, un impegno quotidiano dove il miglioramento dell’individuo è legato al miglioramento dell’ambiente in cui vive. Riguardo alla mia famiglia, la mia conversione non ha modificato i rapporti con i miei famigliari (di fede cattolica) che hanno accettato la mia scelta rispettando la mia volontà. Io partecipo alle feste religiose della mia famiglia con gioia, perché ne riconosco l’importanza per loro; allo stesso tempo invito la mia famiglia a partecipare alle festività Bahá’í e alle riunioni devozionali, senza però insistere”.
Fedele 2: “Dopo la mia dichiarazione, ho preso sempre più coscienza di come le differenze tra gli esseri umani siano molto banali rispetto a tutto ciò che ci accomuna. Personalmente sto cercando di apprendere sempre di più, in maniera tale che l’apprendimento possa apportare un netto miglioramento nella mia vita e nella vita delle persone che mi circondano. Quando ero di religione cattolica, ero praticante, ma vedevo tutto ciò come un dovere quasi meccanico, la Messa con le stesse ritualità di sempre ecc.; quando invece sono diventato Bahá’í, mi sono sentito libero da questi formalismi rituali e mi sono sentito più spirituale e più utile all’umanità. Un passo della preghiera cristiana del Padre nostro recita: “Venga il Tuo regno”… Questo aspettare passivamente non mi ha mai colpito, e con la fede Bahá’í, nel mio piccolo, mi sforzo ogni giorno affinchè questa speranza in un mondo migliore diventi concreta. I miei familiari sono di religione cristiana cattolica, e ad essere sincero non sono molto felici della mia decisione; il rapporto con loro però non è cambiato minimamente, con gli amici nemmeno (per me l’amicizia è uno dei cardini fondamentali della mia vita), ho notato però che alcuni di essi si sono distaccati da me per il mio nuovo stile di vita, senza comprendere che sono rimasto lo stesso di sempre nonostante abbia deciso di seguire la fede Bahá’í”.